Bayer compra Monsanto (foto laPresse)

Bayer-Monsanto, un Ogm transatlantico

Redazione
La fusione tedesco-americana è la risposta alle paure su biotech e Ttip. L’unione è importante perché sancisce la nascita di un polo europeo in concorrenza a quelli americano e cinese, ma soprattutto perché impartisce una lezione alla politica e indica alcuni possibili cambiamenti in Europa nell’approccio ad argomenti tabù.

Con l’acquisto della Monsanto da parte della Bayer, un’operazione da 66 miliardi di dollari, nasce un gigante globale delle sementi, dell’agrochimica e delle biotecnologie. Per il conglomerato chimico-farmaceutico tedesco è la più grande acquisizione di sempre e arriva in un periodo di riassetto del settore che sta riducendo gli attori del mercato a pochi grandi player mondiali. Prima c’è stato il matrimonio da 130 miliardi di dollari tra le americane Dow e DuPont e poi il trasferimento a Pechino per 43 miliardi della svizzera Syngenta, comprata dal colosso di stato ChemChina. Dopo questo giro di valzer – con in mezzo la proposta di nozze della Monsanto rifiutata da Syngenta – è rimasta una zitella, la Basf, l’altra grande industria chimica tedesca, che ora cerca qualcuno con cui accasarsi.

 

L’unione Bayer-Monsanto è importante innanzitutto perché sancisce la nascita di un polo europeo in risposta e in concorrenza a quello americano Dow-DuPont e a quello cinese ChemChina-Syngenta, ma soprattutto perché impartisce una lezione alla politica e indica alcuni possibili cambiamenti in Europa nell’approccio ad argomenti tabù, come la ricerca e la commercializzazione delle biotecnologie in agricoltura. Mentre sulle due sponde dell’Atlantico le diplomazie battagliano e le piazze protestano contro il Ttip, il trattato sul commercio e gli investimenti tra Stati Uniti e Unione europea, il settore privato intreccia risorse e competenze da Leverkusen a St. Louis anche per rispondere alla sfida che viene dall’Asia con ChemChina. Inoltre l’operazione sfata alcuni falsi miti sul Ttip, come quello secondo cui con l’accordo transatlantico le aziende e i mercati europei sarebbero preda delle corporation americane – questo caso dimostra che ci sono opportunità per tutti e può accadere l’esatto contrario –, oppure l’idea secondo cui Monsanto controllasse gli Ogm e le sementi di tutto il mondo – e invece è finita controllata da un’azienda tedesca.

 

E proprio la nascita nel Vecchio continente di un leader globale del biotech, una volta svanito il timore dell’invasione e del monopolio americano sugli Ogm,  porterà probabilmente a un cambio di approccio sia culturale che regolatorio in Ue sul tema. Per Bayer sarà difficile separare il nome Monsanto da tutte le leggende nere e le teorie del complotto che si porta dietro, e probabilmente non ci proverà neppure. Ciò che cambierà, ora che esiste un player europeo, sarà l’approccio restrittivo verso le innovazioni nel biotech: basterà affermare che la “nuova generazione” di Ogm non ha nulla a che vedere con i “vecchi” Ogm. Anche se non è vero va bene lo stesso: tutti (o quasi) saranno contenti e finalmente si potrà chiudere questo capitolo di oscurantismo ambientalista.

Di più su questi argomenti: