Chi muove le pedine a Siena
Gli azionisti del Monte dei Paschi di Siena stanno vivendo un’allucinazione in questi giorni di rapida ascesa del titolo nell’attesa del piano industriale, approvato ieri dal cda, e soprattutto di conoscere le sembianze del prossimo aumento di capitale.
Il titolo di Mps ha guadagnato più dell’85 per cento in dieci sedute con volumi scambiati imponenti rispetto alla solita bonaccia. Eppure non c’è da festeggiare: chi avesse comprato azioni nel 2008 ora si trova con titoli che valgono il 99 per cento in meno. Dall’inizio di quest’anno il titolo ha comunque perso il 72 per cento e il prezzo di ieri (0,34 euro) è infimo. Una logica spiegazione del rialzo sta nell’organizzazione della ricapitalizzazione di Mps, da chiudere entro fine anno. C’è un piano di JP Morgan-Mediobanca e uno alternativo di Corrado Passera con fondi anglosassoni. Entrambi sono filtrati in pillole sulla stampa, come fumo negli occhi per il “parco buoi”.
Cosa unisce quindi la frenesia di Borsa al “piano X”, o meglio quello di JP Morgan gradito all’esecutivo, al cda e al nuovo ad Marco Morelli? Possibile che certi fondi d’investimento stiano comprando non tanto per scalare il Monte (non dovrebbe esserci diritto d’opzione per chi è socio prima dell’aumento) quanto per costruire una coalizione capace di raccogliere almeno il 20 per cento del capitale per non fare mancare il quorum all’assemblea degli azionisti dove a novembre si voterà il piano JP Morgan. Perché farlo? Forse per poter negoziare con Morelli un prezzo lusinghiero per la conversione delle obbligazioni subordinate in loro possesso in azioni come prevede il piano. Alla luce di questo i risparmiatori potrebbero restare a guardare, dopotutto finora lo spettacolo l’hanno pagato caro.
Sovranismi all'angolo