Fibra fino all'impresa
Nel piano banda larga di Hammond c’è una lezioncina per l’Italia
Nel revival infrastrutturale del Regno Unito spinto dal governo conservatore post Brexit di Theresa May, c’è spazio anche per il potenziamento della banda ultralarga e delle connessioni per mobile con finanziamenti pubblici. Il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, alla presentazione del budget autunnale ha annunciato che verranno stanziati 400 milioni di sterline per gli operatori di rete in fibra ottica a banda ultralarga che intendono migliorare i servizi. Altri 740 milioni andranno a chi metterà alla prova la tecnologia 5G, connessioni senza fili ad alta velocità. Un miliardo per raggiungere almeno 2 milioni in più di abitazioni e di imprese, con lo scopo di aumentare la produttività. Il governo May è in una situazione simile a quella del governo Renzi di un anno fa, quando lanciò il Piano nazionale per la banda larga in uno dei paesi europei più arretrati.
Renzi ha promesso 4 miliardi di euro. Per ora ha ottenuto il notevole risultato di spingere l’ex incumbent Telecom Italia a investire come mai prima – la spesa per investimenti (Capex) della telco controllata dalla francese Vivendi è ai massimi da anni. Lo stesso tenta il governo inglese con Bt, l’ex incumbent riluttante a rinnovare la rete con finale in rame, proprio come Telecom. Per Virgin Media, Hammond ha solo gettato una goccia di soldi pubblici nel mare. Vedremo. Tuttavia l’intenzione di guardare anche alle imprese è una lezione per l’Italia. Una connessione rapida, soprattutto in upload, è un fattore produttivo capace di aumentare del 10-16 per cento il valore aggiunto di un’azienda.
Ma in Italia il 70 per cento delle imprese è in aree catalogate come “grigie” dove c’è un solo operatore, non c’è concorrenza tra provider (aree nere) e non sono così isolate da richiedere intervento pubblico (bianche). Non c’è un’azione mirata sui distretti – almeno fino al 2017 quando andrà notificato alla Commissione Ue cosa fare con le “aree grigie”; non risultano avviati i colloqui tra governo e dg Concorrenza. Il dibattito pubblico s’è concentrato molto sulle tecnologie per portare la fibra fino a casa o al cabinet, poco sulla fibra fino all’impresa. L’Italia è l’ottava potenza manifatturiera, ma per capacità di sfruttare le reti è 55esima (Wef). Poco per mantenere una posizione dignitosa nella nascente Industria 4.0 visto l’accesso ridotto a sistemi di produzione digitali. Il rischio è quello di perdere competitività.