Matteo Renzi al Lingotto Fiere di Torino (foto LaPresse)

Se vince il No al referendum otto banche a rischio, dice il Financial Times

Redazione

I banchieri temono "la protratta incertezza durante la creazione di un governo tecnico" in caso di dimissioni dell’esecutivo

Se venerdì scorso il settimanale britannico Economist si era schierato contro la riforma costituzionale italiana, oggi arriva la risposta del Financial Times. Il principale quotidiano economico del Regno Unito appoggia il fronte del Sì, analizzando i rischi per la tenuta del sistema bancario italiano in caso di vittoria del No: se il 4 dicembre "il premier Matteo Renzi perderà il referendum costituzionale, fino a 8 banche italiane, quelle con più problemi, rischiano di fallire”. Gli otto istituti a rischio sono Monte dei Paschi di Siena, la Popolare di Vicenza, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara. Il Ft cita funzionari e banchieri di alto livello, secondo i quali la vittoria del No tratterrebbe "gli investitori dal ricapitalizzare" gli istituti in difficoltà. "Renzi - continua il quotidiano - ha promosso una soluzione di mercato per risolvere i problemi da 4.000 miliardi di euro del sistema bancario italiano". Nel caso di dimissioni dell’esecutivo i banchieri temono "la protratta incertezza durante la creazione di un governo tecnico".

 

Anche Goldman Sachs aveva sottolineato i rischi per il sistema bancario legati alla vittoria del No, mentre lo stesso Financial Times in un commento del 21 novembre del condirettore Wolfgang Münchau, aveva ipotizzato l'uscita dell'Italia dall'euro, anche a causa dei populismi che trionfano in tutta Europa, guidati dall'affermazione di Donald Trump alla presidenza americana e dalla Brexit. Dopo la crisi dell'eurozona, per il Ft, sarebbe un fiasco il tentativo di costruire un'unione economica e bancaria efficiente basata solo sull'austerity, come nei piani del cancelliere tedesco Angela Merkel: “La più grande causa dell'esponenziale crescita del populismo in Europa", per Münchau, che vede in Italia i tre partiti d'opposizione tutti a favore, seppur in modo diverso, dell'uscita dall'euro: i Cinque Stelle, Forza Italia e Lega. Il referendum costituzionale italiano del 4 dicembre sarà insomma uno degli snodi fondamentali per capire l'umore dei mercati internazionali nei prossimi mesi.