Sì, la stretta della Fed può continuare
Il “tapering” di Yellen e di Draghi alla prova regina dell’inflazione
Oggi la Federal reserve, la Banca centrale americana riunita da ieri, deciderà sull’aumento dei tassi d’interesse, e la presidente (filo-democratica) Janet Yellen, dopo l’elezione di Donald Trump, dovrebbe avere meno remore a rialzarli dagli 0,25 punti attuali a 0,5, annunciando un’ulteriore risalita nel 2017. Politica a parte, i presupposti ci sono tutti. L’economia americana cresce oltre le attese: a novembre i redditi personali sono aumentati dello 0,6 per cento, a ottobre l’inflazione annua dell’1,4. Soprattutto il pil del terzo trimestre è balzato del 3,2 per cento. Anche il petrolio rincara oltre i 55 dollari a barile grazie ai maggiori tagli di produzione dell’Arabia Saudita dopo quelli decisi dall’Opec e anche dai paesi non-Opec. Dunque il “tapering”, il rincaro del denaro, c’è già oltre Atlantico, e la domanda è quando arriverà in Europa.
Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha detto che da aprile inizierà la riduzione da 80 a 60 miliardi degli acquisti mensili di titoli, negando che questo sia l’inizio di un tapering europeo. Anzi diffidando in sostanza dall’uso di quella parola che significa l’inizio della fine degli stimoli. L’inflazione italiana è di un modesto 0,1 per cento e il pil del quarto trimestre non fa presagire fuochi d’artificio. Ma la Germania segna un’inflazione allo 0,8, la Spagna allo 0,7, la Gran Bretagna all’1,3. L’Europa ci sta staccando, e pur se Draghi afferma che la flebo monetaria durerà a lungo pare difficile per la Bce andare contro il resto del mondo. Soprattutto se nel 2017 Francia e Germania eleggeranno governi stabili. Quanto all’Italia è padrona del proprio destino: sapendo però che i pasti gratis si stanno esaurendo.