Il superdollaro e le occasioni perdute
I riflessi della Trumponomics fanno galleggiare l’Italia. Soluzioni future
Si solleva di nuovo un buon giro di vento per la convalescente economia italiana che negli ultimi anni non ha saputo sfruttare le condizioni esterne favorevoli. Donald Trump ha riaffermato la supremazia della politica fiscale su quella monetaria. La Fed è stata incoraggiata ad alzare i tassi anche dalle promesse di rilassamento della pressione fiscale e di investimenti massicci per l’economia reale che spingono le aspettative di crescita e d’inflazione. Revival della Reaganomics. La Fed di Janet Yellen non mette più pressione anzi s’adegua, prevede un miglioramento delle condizioni generali. Questo ha spinto il dollaro ai valori massimi da 14 anni – e viceversa un indebolimento dell’euro.
Ciò è positivo per l’Europa, in particolare per l’Italia. Come scrive Daniel Gros, economista del Centre for European Policy Studies, sul Sole 24 Ore l’impatto di un deprezzamento dell’euro è di circa tre volte più grande in Italia rispetto alla Germania perché la domanda di esportazioni tedesche di beni strumentali specializzati non è molto elastica rispetto al prezzo (chi vuole comprare un’Audi lo fa indipendentemente dal cambio) mentre quelle italiane sono più esposte (alimentare, componentistica ecc.). L’apprezzamento del dollaro va anche a ridimensionare l’esuberanza della Cina che dovrà rimediare alle aspettative di indebolimento dello yuan (ai minimi da otto anni in confronto al dollaro). Fattori utili. Ma attenzione: prima o poi, se l’euro resta basso, petrolio e materie prime costeranno molto e l’inflazione inizierà a salire in Europa con conseguenti doglianze della Bundesbank. E’ bene non sottovalutare l’opportunità, come spesso accaduto in passato.