Il governo ora pensa a come limitare i voucher
Da Palazzo Chigi si studiamo nuove misure per cercare diminuirne l'utilizzo. Intanto la Cgil ha proposto un referendum per abolirli e per reintrodurre l'articolo 18
Non solo più controlli mirati e sanzioni in caso di palese irregolarità, ma un abbassamento del limite di incasso per ciascun lavoratore: sono queste alcune delle misure che il ministero del Lavoro sta elaborando per tentare di limitare ai soli casi indicati dalla legge, l'utilizzo massiccio di voucher, i ticket da dieci euro lordi nati per pagare i lavoretti accessori, saliti a quota 121 milioni a ottobre.
Nati per contrastare il sommerso, secondo alcuni osservatori i voucher hanno finito per essere un nuovo mezzo di precarietà e lavoro mal pagato. In attesa del primo monitoraggio ufficiale sulla tracciabilità con i dati Inps, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti si è detto pronto a “rideterminare dal punto di vista normativo il confine del loro uso”. Anche perché la Cgil ha proposto un referendum per abolirli e reintrodurre l'articolo 18. Su questi temi si esprimerà la Consulta l'11 gennaio.
Mentre l'impianto stesso del Jobs Act rischia dunque di essere compromesso, da Palazzo Chigi si riflette sullo spettro di applicazione dei buoni lavoro. Soluzioni? Riportare da 7.000 a 5.000 euro – o magari ancora più giù – il tetto massimo di introiti per ogni lavoratore e inasprire i controlli verso i datori di lavoro che utilizzano i voucher anziché i normali contratti, aumentando a cascata le sanzioni pecuniarie.
Il pericolo è che ci sia, senza i necessari equilibri da un lato o dall'altro, un nuovo incremento del lavoro nero.