The Donald irrompe anche a Basilea
Il rinvio delle regole bancarie dipende da Trump e le banche rifiatano
Tanto tuonò che piovve. Era una notizia prevedibile, il rinvio dell’approvazione della finalizzazione delle regole di Basilea 3 (che alcuni chiamano Basilea 4, altri Basilea 3.5) che in buona sostanza avrebbero richiesto alle banche requisiti di capitale più stringenti. L’incontro tra banchieri centrali e regolatori al Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria previsto questa domenica è stato posticipato a marzo. Il Comitato fa parte della Banca dei regolamenti internazionali, l’istituzione nata nel 1930 col ruolo di coordinamento delle principali Banche centrali che ha poi cominciato a svolgere una funzione più attiva nell’intento di attenuare gli effetti della speculazione finanziaria. La notizia del rinvio, uscita martedì, ha avuto ieri un effetto tonificante e positivo per i titoli del settore finanziario europeo.
Le banche italiane, particolarmente vulnerabili, sono tornate a interessare il mercato. Ci sono opionioni differenti sulla revisione più stringente dei requisiti di capitale, la valutazione del rischio e il calcolo delle attività ponderate per il rischio (Rwa), in Europa e negli Stati Uniti. Già a novembre una discussione sul punto venne rinviata. Data la diversa tipologia di attività tra banche americane e europee, Basilea 3 introduce dei requisiti innocui per le banche d’oltreoceano e pesanti (quasi mille miliardi di aumenti di capitale) per quelle europee. Altro motivo sotteso è l’attesa per l’insediamento dell’Amministrazione Trump negli Stati Uniti: il presidente ha promesso lo “smantellamento” del Dodd-Frank Act obamiano nel segno di una deregulation della finanza. Ora le banche rifiatano in Borsa, ma il Comitato non concederà molto tempo ancora.