Le “paranoie” nazionalistiche sono anche francesi
Per Jean Pierre Mustier, ceo di Unicredit, i timori di un assalto della Corporate France all’Italia sono “paranoie” da complottisti. Le stesse delle quali soffrono oltralpe
Per Jean Pierre Mustier, ceo di Unicredit proveniente da Société Générale, i timori dei media e dei politici italiani di un assalto della Corporate France all’Italia sono “paranoie” da complottisti. Mustier ha ragione: l’ossessione per l’italianità senza capitalisti né capitali ci ha già sbancati. E la malafede italica può anche essere mal riposta. Da quando Telecom Italia è controllata da Vivendi ha investito in avanzamento tecnologico con la banda ultralarga come mai prima (la prova dei conti sarà a febbraio). Vivendi di Vincent Bolloré, si sa, è in una guerra senza tregua con Mediaset. Angelo Pievani del Bottonificio Bap è un piccolo azionista (1 per cento) e a Reuters ha detto di non avere pregiudizi campanilistici: se con Vivendi Mediaset va meglio, ben venga – non tutti in questo paese soffrono di psicosi.
Per la verità la difesa degli asset domestici è una sensibilità pure nella Francia di Colbert – vedi di recente le numerose dichiarazioni del segretario di stato e del presidente François Hollande per mantenere un presidio dell’Eliseo nei cantieri di Saint-Nazaire in procinto di passare a Fincantieri. La Francia per di più soffre di un’altra sindrome: déclinisme, il declinismo, la percezione di un declino nazionale che porta a mostrarsi più deboli di quanto si sia davvero. SocGen, banca che i “complottisti” considerano pronta a entrare in Unicredit con l’aumento di capitale monstre da 13 miliardi approvato ieri dall’Assemblea dei soci, ne soffre: è scambiata a sconto in Borsa perché i profitti dalla Francia calano. Ma quelli dall’Africa francofona e dall’est Europa presto compenseranno il gap e non dovrebbe ritenersi così debole. A ciascuno le sue “paranoie”.