L'ipertrofia sindacale ci ha tramortiti
Wef, Roland Berger, Iza seppelliscono il sindacalismo tricolore
Quarta fra i trenta paesi più ricchi per assenze dal lavoro per maternità, settima per congedi parentali. E settima per numero di sindacalisti in rapporto ai lavoratori attivi. Nona quanto a dipendenti garantiti da contratti collettivi. Ma ultima per salari legati alla produttività, penultima per accesso al lavoro delle donne, terzultima dei giovani. Lo “Inclusive Growth and Development Report”, il rapporto tra crescita e sviluppo diffuso in apertura del World Economic Forum (Wef) di Davos, fotografa un’Italia afflitta da ipertrofia sindacale, la quale produce zero produttività, poca crescita e molte diseguaglianze. Tanto più sotto lo stato. “La produttività italiana è un disastro”, aggiunge Roland Berger, fondatore della multinazionale di consulenza ad aziende e governi. “La classe imprenditoriale è eccellente, i lavoratori specializzati pure, le imprese private competitive. Ma il problema è il sistema dei sindacati: di ispirazione politica, non spinti da motivazioni economiche, dal benessere dei lavoratori”. Per non parlare di un recente studio dell’Iza di Bonn che giunge a simili conclusioni: dove c’è alta sindacalizzazione c’è bassa produttività. Gli esempi sono sterminati.
Ora rischia di aggiungersi Alitalia per la quale la Cgil chiede soldi pubblici e regole anti low cost in nome del bene pubblico, as usual. Niente affatto, ha replicato il ministro Graziano Delrio, Ryanair e Easyjet portano da noi più persone di Alitalia, e se Alitalia non lo fa è perché non è competitiva. Insomma, i passeggeri hanno già scelto con chi volare, ma i vertici Alitalia giocano con formule logore per propagandare un piano industriale che sconterà i soliti handicap da ipertrofia sindacale.