Chi chiederà lo “scalpo” di Visco?
L’inutile inchiesta politica sulle banche punterà alla Banca d’Italia
Alla vigilia dell’insediamento della commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche aiuterebbe dare un’occhiata a cosa è successo nei paesi che prima di noi hanno vissuto fallimenti e disastri bancari col ricorso a copiosi interventi pubblici. Sarebbe utile perché si scoprirebbero cose interessanti. Per esempio che i fallimenti bancari nel Regno Unito hanno indotto il Parlamento di Sua Maestà a ricondurre la vigilanza sulle banche, prima in capo a un’autorità indipendente, la Fsa, sotto il cappello della Banca d’Inghilterra. Che negli Stati Uniti i banchieri sono finiti, prima sul banco d’accusa, per poi riscattarsi avendo guadagnato così tanto da liberarsi della ingombrante presenza dello stato padrone. In nessun caso il sistema ha messo alla gogna i debitori che semmai sono stati considerati vittime. L’Italia sembra incamminarsi su una strada diversa.
E’ opinione comune che sia che si voti nel 2018, sia (a maggior ragione) il prossimo giugno la commissione non abbia i tempi tecnici per concludere. Ma di certo avrà modo di gettare nel frullatore mediatico molti veri o presunti colpevoli. E tra questi, su tutti, le Autorità di vigilanza a iniziare dalla Banca d’Italia. E’ probabile che l’attività della Commissione raggiunga l’acme in autunno, quando arriverà a scadenza il mandato del governatore Visco. A cose normali un rinnovo non sarebbe improbabile, vista la stima di cui Visco gode presso il governo Gentiloni e il Quirinale, che farebbero volentieri a meno di imbarcarsi in un negoziato a più voci su una nomina così delicata. Ma come resistere a quanti, in politica e fuori, vorranno uno scalpo col quale seppellire le vere ragioni della crisi?