È il mercato bellezza. La grande lezione di Leonardo Del Vecchio e Luxottica
Il numero uno del gruppo e la fusione con Essilor: "Non sto rinunciando all’azienda che ho creato. Anzi è l’unico modo che vedo per mantenerla forte e competitiva"
È bastato l'annuncio. Luxottica che si fonde con la francese Essilor. Ed ecco, puntuale, il solito coro: "la Francia si prende un altro pezzo d'Italia", "non sappiamo più difendere le nostre aziende", "siamo un paese colonizzato". Succede sempre così. Poi arriva Leonardo Del Vecchio, il patron del principale gruppo italiano dell'occhialeria, il garzone diventato imprenditore. Arriva lui, con tutta la freschezza dei suoi 81 anni, a spiegare che non c'è nessun tradimento, nessuna fuga, nessuna discesa dei barbari. È semplicemente il mercato. E lui ha deciso di giocarsela fino in fondo realizzando il "sogno di una vita".
"I tempi maturano e anche la concorrenza evolve - spiega intervistato dal Corriere della Sera -. Chi fa parte del mercato guarda le azioni degli altri. Da un anno Luxottica aveva iniziato a investire nella produzione delle lenti e questo ha spinto Essilor a pensare con maggior profondità a un accordo che – lo sapevamo da quattro anni - era nell’interesse di entrambi. Questa volta c’era veramente la volontà di unire idee e produzioni".
Guai quindi a parlare di una "svendita" ai francesi. "Il nostro obiettivo - prosegue - è costituire un gruppo pienamente integrato dalla materia prima all’occhiale completo, e coprire in maniera integrata tutti i canali dal wholesale al retail fino all’e-commerce. Abbiamo quindi deciso di diluire la nostra partecipazione in un’entità molto più grande, rimanendo comunque di gran lunga il principale azionista. Abbiamo realizzato con Delfin già qualcosa di simile in passato con Fonciere des Regions e beni stabili. Il mondo di Luxottica rimarrà sempre saldamente italiano con la testa a Milano e il cuore nelle montagne bellunesi".
E qualora il concetto non fosse chiaro ai "difensori dell'italianità", Del Vecchio rincara la dose: "Siamo tutti europei, ma è soprattutto il mercato ad essere globale. Nelle nostre aziende entrano ogni anno tanti giovani da ogni parte del mondo, la contaminazione è ormai parte della nostra ricchezza. Penso che diventare sempre più europei prima e internazionali dopo, sia un valore immenso che ci permette di comprendere i mercati ed essere più vicini ai consumatori prendendo il meglio da tutte le culture. Non mi aspetto assolutamente contrapposizioni tra l’anima francese e l’anima italiana nelle due società, ma solo un valore aggiunto dalla loro combinazione".
Insomma mentre a chi "piange" per lo scippo francese, il patron di Luxottica contrappone una ricetta semplice: per rimanere centrali nel mercato non servono i recinti, ma la qualità. "Rassicuro i nostri dipendenti italiani - riprende -, anche se questa sicurezza non viene da me come azionista, ma dall’eccellenza delle nostre maestranze indispensabili nel rendere unica la nostra produzione made in Italy, sinonimo di stile artigianalità e perfezione tecnologica. È questa la miglior garanzia che resteranno centrali nelle strategie della nuova società".
"Non sto assolutamente rinunciando all’azienda che ho creato - conclude -. Anzi, nel lungo periodo è l’unico modo che vedo per mantenerla forte e competitiva. Dobbiamo abbandonare le paure che spesso frenano le aziende italiane ad affrontare nuove sfide e accettare come positivo il cambiamento. Non è pericoloso decidere e sbagliare, ma invece credo che possa essere fatale per qualsiasi azienda non avere il coraggio di prendere decisioni". Buon mercato a tutti!
tra debito e crescita