Il ritorno del vincolo esterno
Bilancio, Mps, Fiat. Piovono razzi su Roma che non contratta più
Ora è l’Europa che pretende la quattordicesima dal governo, o quantomeno di pagare il conto. La Commissione europea chiede all’Italia di correggere i conti di 3,4 miliardi, una cifra che corrisponde più o meno ai soldi spesi dal precedente governo sulle pensioni (tra anticipo pensionistico e quattordicesima) per vincere la battaglia referendaria. Il referendum è andato come è andato, l’allargamento del bilancio non è servito a stimolare la crescita né a conquistare il consenso degli elettori. E’ vero che questo aggiustamento è il conto della campagna elettorale e che spesso le sollecitazioni esterne hanno spinto la classe dirigente nazionale a prendere decisioni necessarie e a lungo rimandate.
Tuttavia dopo il No al referendum che ha portato alle dimissioni di Renzi, il vincolo esterno s’è fatto particolarmente stringente – e non solo per i conti pubblici – su un governo transitorio come quello a guida Gentiloni che ha un mandato limitato alla legge elettorale (ufficialmente) e pochi margini di manovra sulle riforme economiche. L’onda del commissiariamento si percepisce chiaramente: le costrizioni per l’aumento di capitale con denaro pubblico di Mps (dalla Germania invocano di ricorrere all’Esm, che farebbe scattare condizionalità à la Troika), i richiami tedeschi a Fiat che prendono di mira i modelli prodotti soprattutto in Italia e ben venduti in Germania (ma non solo), e ora la legge di Bilancio. Con l’Europa si può (e si deve) contrattare. Lo si può fare anche sul deficit (che andrebbe usato non per ritorni clientelari ma per riforme strutturali). Ma oggi sappiamo che quando c’è una leadership forte, i rapporti tra Europa e Italia sono equilibrati. Quando la leadership è meno forte il commissariamento economico è quasi inevitabile.