Il bipolarismo monetario americano
Trump e quella scommessa pericolosa sul nuovo equilibrio dollaro-euro
Il bipolarismo economico di Donald Trump può creare problemi alla storia di un’“America che tornerà grande”. Il suo consigliere Peter Navarro ha detto che la Germania gode per un euro sottovalutato, come d’altronde altri paesi esportatori tipo l’Italia. Tuttavia l’obiettivo americano non è Berlino ma pare piuttosto quello di spingere l’euro a rafforzarsi e, al contrario, un dollaro surriscaldato a indebolirsi per agevolare gli esportatori americani. E’ un difficile equilibrismo non consono a politici che s’atteggiano a banchieri centrali soprattutto se nel frattempo invocano politiche protezionistiche. I mercati ritengono che la spinta reflazionistica che Trump ha ottenuto in sei settimane (la Fed non ci è riuscita in un decennio) curerà ogni male, ma un dollaro sopravvalutato è dannoso per le imprese e sarà difficile da moderare a parole.
Le frizioni commerciali e il rimpatrio delle produzioni manifatturiere da paesi dove il costo del lavoro è basso (Messico e Cina) comporteranno un rialzo dei prezzi degli stessi beni perché, se prodotti in America, incorporeranno un costo del lavoro più alto. La pressione inflazionistica è dunque dura da contenere – e la Fed di Janet Yellen, invisa a Trump, potrà negare il suo aiuto – e ciò rischia di inibire gli “spiriti animali” positivi per l’economia che il presidente è riuscito a eccitare. Sentiremo altre intemerate dalla Casa Bianca per manipolare de facto il dollaro in un caos valutario furibondo al quale i banchieri centrali occidentali (il Giappone è in modalità Total Trump) non sanno rimediare. Un consiglio può arrivare da un’idea inedita di Tommaso Padoa-Schioppa, economista lungimirante. Fin dal 2010, pochi mesi prima della sua improvvisa scomparsa, aveva illuminato gli aspetti monetari e valutari, fino a quel momento trascurati, della crisi economica. Sosteneva che l’attuale regime monetario dominato dal dollaro, che però è nel contempo una valuta nazionale (qui sta il problema!), non assicura una corretta disciplina all’economia perché è privo di ancoraggi sovranazionali (il dollaro è anche americano) e facilita la formazione e la persistenza di squilibri globali dovuti a quello che definisce “nazionalismo monetario”.
Diceva che l’Europa è in serio pericolo: rischia d’essere la vittima principale di tale disordine. Un appunto riservato dal titolo “Guidelines for Reconstructing the International Monetary System” pubblicato ora nel volume “The Ghost of Bancor” (il Mulino) propone la nascita di una “Autorità monetaria internazionale” indipendente e dotata di specifici poteri. Obiettivo: creare un sistema monetario mondiale basato su uno “standard globale” che rappresenti un punto di riferimento e un ancoraggio delle singole valute nazionali, dollaro compreso. Più globalizzazione di così…