Lo spread sale, ma in Italia prosegue anche la crescita
L'Istat segnala la ripresa del settore manifatturiero, il miglioramento del potere d'acquisto delle famiglie e l'incremento degli investimenti
Mentre lo spettro dello spread torna a preoccupare il governo, con il differenziale che ha superato quota 200 punti, l'Istat registra la ripresa del settore manifatturiero italiano “a cui si associano il miglioramento del potere d'acquisto delle famiglie e l'incremento degli investimenti”. Nella sua nota mensile sull'andamento dell'economia, l'istituto di statistica segnala “il proseguimento dell'attuale ritmo di crescita dell'attività economica” con “prospettive di miglioramento per i prossimi mesi” che fanno leva sul miglioramento della fiducia delle imprese.
Nel terzo trimestre 2016, in particolare, i consumi delle famiglie sono cresciuti dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente, favoriti dall'incremento del reddito e del potere d'acquisto. La propensione al risparmio, invece, è a quota 9,3 per cento, in diminuzione di appena 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Quanto all'occupazione, nel quarto trimestre dello scorso anno è rimasta stabile dopo la crescita consistente registrata nei primi due trimestri e il lieve calo nel terzo. Sono però diminuiti dello 0,3 per cento i lavori a tempo indeterminato (39mila persone in meno), a fronte di un aumento dei dipendenti a tempo determinato (più 1 per cento, cioè 25mila persone) e degli indipendenti (più 0,2 per cento, pari a 8mila unità).
Nel comunicato riferito ai dati di dicembre, l'Istat ha diffuso per la prima volta un'analisi dell'effetto della componente demografica sulle variazioni tendenziali dell'occupazione per classe di età. Al netto degli effetti demografici, la cui conseguenza più importante è l'aumento della popolazione over 50, la performance occupazionale è positiva per tutte le fasce di età. Nello specifico, al netto del calo demografico le persone tra i 15 e i 49 anni fanno registrare un grosso aumento, pari a 76mila unità.
L'aggregato delle persone in cerca di occupazione è aumentato in modo significativo: si parla di un più 2,6 per cento rispetto al terzo trimestre, con annessa diminuzione dello 0,6 per cento degli inattivi. I dati relativi al terzo trimestre 2016 avevano già evidenziato una diminuzione della fascia di inattivi più vicini al mercato del lavoro e dei cosiddetti “scoraggiati”, cioè degli inattivi che hanno smesso di cercare lavoro perché sicuri di non trovarlo. Nella media del 2016, infine, la retribuzione oraria è cresciuta dello 0,6 per cento rispetto all'anno precedente.