Un termometro chiamato Unicredit
L’intero sistema bancario dipende dal successo del francese Mustier
Unicredit ha avviato la più grande ricapitalizzazione nella storia d’Italia con l’obiettivo di raccogliere 13 miliardi di euro sul mercato, cifra poco inferiore al suo patrimonio. Gli analisti e la stampa sono ottimisti sulla riuscita e si fidano dell’ad francese, ex di Société Générale, Jean Pierre Mustier, che procede risoluto con dismissioni di asset per 7 miliardi (Pioneer e partecipate estere) e con un piano di ristrutturazione ottimo.
Mustier ha dimostrato di saper fare “miracoli” lo scorso fine settimana quando ha concordato coi sindacati il taglio di 3.900 posti di lavoro, cosa non facile con le sigle sindacali italiane battagliere, ma dovrà farne un altro. Dopo la ricapitalizzazione Unicredit avrà a disposizione 20 miliardi per operazioni di risanamento che, uniti al taglio dei costi, dovrebbero bastare, dice il Börsen-Zeitung. Come nota il Financial Times l’aumento di Unicredit ha assunto una valenza talismanica: se va male l’intero sistema sarebbe prostrato, un successo invece può invertire un clima mefitico che perdura da troppo tempo. Il soccorso pubblico del Monte dei Paschi è sospeso in aria – uno spettro. La pulizia dei crediti deteriorati è un onere cui il fondo Atlante, creato ad hoc, non sa fare fronte. Il problema è strutturale.
Secondo l’Area Studi Mediobanca, un’ipotetica cessione in blocco dei 176 miliardi di crediti deteriorati alla metà del valore contabile abbatterebbe il patrimonio netto tangibile delle banche del 40 per cento. Prospettiva choc che Banca d’Italia rifugge: il governatore Ignazio Visco ha detto che “non è necessario venderli subito” i crediti cattivi, contraddicendo i desiderata della Bce. Ora Mustier è il croupier alla roulette Italia.