Niente calo delle tasse: pagare tutti per pagare di più
Recupero dell’evasione record e nuove imposte in vista. Perché in Italia Draghi rimane inascoltato
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, affiancato dal direttore dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi, ha dichiarato che il 2016 (governo Renzi) è stato un anno record per la lotta all’evasione fiscale, con un recupero di 19 miliardi. Si è registrato anche un “gettito record” con oltre 450 miliardi incassati rispetto ai 436 miliardi del 2015 e ai 419 miliardi del 2014. Con tutti questi record ci si aspetterebbe che il governo iniziasse ad abbassare le tasse, in nome del tanto sbandierato “pagare tutti per pagare meno”. Ma d’altra parte i contribuenti, sulla base di una lunga esperienza, sanno bene che questo non è altro che uno slogan: il recupero dell’evasione fiscale non è mai servito a ridurre le aliquote, ma è sempre stato usato per allargare il perimetro dello stato.
Così, anche quest’anno record di gettito e recupero dell’evasione servirà per battere altri record, quelli della spesa pubblica e della pressione fiscale. E infatti la manovra da 3,4 miliardi richiesta da Bruxelles per aggiustare i conti, sarà composta per un quarto da tagli di spesa e per il resto da nuove tasse: aumento delle accise sui carburanti, sui tabacchi e altri incrementi di entrate. Chiunque è capace di aumentare le accise, probabilmente perché è la cosa più facile e meno intelligente da fare. Più volte il presidente della Bce Mario Draghi, ultimo baluardo ai populismi sovranisti, ha detto che i paesi che non hanno spazio fiscale (come l’Italia) dovrebbero liberare le risorse dall’interno del proprio bilancio (leggi spending review). E lo spazio d’inefficienza nel bilancio pubblico è proprio lo spazio politico in cui dovrebbe operare una forza riformista come il Pd, inteso come Partito di Draghi.