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Per Confindustria l'incertezza politica frena la crescita italiana

Redazione

Per i tecnici di viale dell'Astronomia "l'Italia sfrutta bene il più robusto traino esterno, ma resta fanalino di coda" nell'Eurozona

Solo tre giorni fa l’agenzia di rating Standar&Poor’s scriveva che “le fragilità dell'Italia poggiano su un outlook politico incerto che con ogni probabilità resterà sotto i riflettori nel 2017” e che il paese “è invischiato in uno stallo politico, in una situazione che potrebbe trasformare il 2017 in un anno perso per quanto riguarda le riforme, di cui il Paese ha bisogno”. Oggi anche Confindustria si unisce al coro di chi vede nell’incertezza politica il principale freno alla crescita. Il Centro studi degli industriali (Csc) segnala nella sua Congiuntura flash che il ritmo italiano "rimane ben inferiore a quello dell'Eurozona, frenato dall'incertezza, specie politica".

  

"Il Pil italiano è atteso aumentare a ritmo lento anche nel primo trimestre 2017, dopo il più 0,2 per cento nel quarto 2016 e il più 0,3 per cento nel terzo". Il CsC spiega che “nell'area euro è confermata la sorprendente maggior crescita (prossima al 2 per cento annuo), guidata da mercato domestico e da Germania e Francia". Secondo i tecnici di viale dell'Astronomia "l'Italia sfrutta bene il più robusto traino esterno, ma resta fanalino di coda, con una crescita inadeguata a uscire dalla crisi".

  

Gli indicatori congiunturali, spiega ancora Confindustria, hanno un'intonazione più positiva in avvio d'anno. Il Pmi composito in gennaio è stabile (52,8 da 52,9 in dicembre); nel terziario segnala un lieve consolidamento (52,4, da 52,3); nel manifatturiero, invece, rileva un rallentamento (53,0, da 53,2), originato dalla domanda interna come confermato, tra l'altro, dalla minore fiducia dei consumatori. Il Csc stima una netta correzione della produzione industriale (di oltre l'1,0 per cento) in gennaio, dopo il sorprendente incremento di dicembre (più 1,4 per cento).

 

A dicembre l'export italiano è aumentato, a prezzi costanti, dell'1,8 per cento su novembre. L'espansione delle esportazioni si è rafforzata in Cina, Stati Uniti e Germania. A inizio 2017 è favorita dall'accelerazione della crescita mondiale e dall'euro debole. Ma in Italia le ore lavorate pro-capite sono ancora molto basse rispetto ai valori pre-crisi. Finiti gli incentivi alle assunzioni, il naturale allungamento degli orari smorzerà la creazione di posti di lavoro. Perciò l'intensità del loro recupero perderà slancio nel 2017 (dopo più 1,2 per cento nel 2016 e più 0,8 per cento nel 2015) e sarà inferiore a quella del Pil, contrariamente a quanto avvenuto nel biennio precedente. Nel quarto trimestre 2016 l'occupazione è rimasta pressoché ferma (meno 5mila addetti), come nel trimestre estivo (meno 10mila). I recenti lievi cali non intaccano però gli ampi guadagni registrati nella prima metà dell'anno: in dicembre i più 242mila occupati da fine 2015, porta a un totale di 22milioni e 783mila persone occupate, tornate così sui livelli della primavera 2009.

 
 
Pesa sulla crescita anche il credit crunch: il credito per le imprese italiane è scarso e le sofferenze nei bilanci bancari restano alte, nonostante gli interventi varati. La continua necessità di rettifiche su crediti tiene alta l'avversione al rischio delle banche e limita i prestiti alle imprese. Per quel che riguarda l'Eurozona, infine, il Csc rileva come i tassi sovrani siano in aumento e "gli spread europei si siano ampliati" con il "rischio che il trend prosegua sulla scia dell'incertezza dell'Eurozona”.