L'ideologia nemica dell'economia
Dati positivi, ma ora che servono altre riforme abbonda la demagogia
I dati Istat sull’occupazione – più 30 mila posti di lavoro a gennaio, più 236 mila in un anno – confermano che anche qui la ripresa c’è, pur lenta e insoddisfacente come è del resto la crescita del pil. Notoriamente l’occupazione non si crea per legge, ma la si può incoraggiare con le riforme. Invece è certo che leggi sbagliate possono distruggere il lavoro. In Francia il tetto di 35 ore settimanali voluto nel 2000 dai socialisti in ossequio alla mistica del “lavorare meno, lavorare tutti” ha prodotto un aumento di disoccupazione ben prima della crisi mondiale. Al contrario le riforme tedesche del 2002 basate sulla produttività aziendale, e i mini-jobs per i lavori saltuari, hanno guarito la “grande malata d’Europa” e poi consentito ai tedeschi di difendere l’occupazione, riportandola oggi ai massimi. Il Jobs Act del governo Renzi e i voucher seguono questa logica.
Tutto è migliorabile, ma lo smantellamento dei voucher sull’altare del referendum della Cgil sarebbe un suicidio, e un favore al lavoro nero. Del resto Susanna Camusso mirava al bersaglio grosso, il Jobs Act appunto, e bisognerebbe chiedersi, e chiederle, a che punto sarebbero oggi la disoccupazione e il pil con il meraviglioso modello dell’iper-concertazione e dei contratti gestiti per via giudiziaria. Ma oltre a questo Camusso, Grillo, Salvini, sovranisti vari, la sinistra scissionista e parte di quella rimasta nel Pd, sembrano poi non curarsi di altri dati che stanno rapidamente cambiando lo scenario del 2018. Il pil dell’Eurozona cresce dell’1,6 per cento. L’attività manifatturiera è a livelli pre-crisi. Soprattutto l’inflazione ha raggiunto il 2 per cento (2,2 in Germania), target della Bce per sospendere tra nove mesi il soccorso ai titoli pubblici e procedere al graduale rialzo dei tassi.
Una spia ne sono anche le vendite di bund tedeschi, in previsione di emissioni a cedola più ricca; e del resto con la Federal reserve americana che ipotizza un’altra stretta già a marzo l’Europa non potrà a lungo muoversi in senso contrario. Mentre l’idea che Mario Draghi, ora che ha centrato i suoi obiettivi, faccia sconti all’Italia, è un’illusione. Dunque dobbiamo prepararci riprendendo il filo delle riforme dei due primi anni del renzismo (discorso che riguarda anche l’ex premier), non cancellandole. Ma Camusso, la compagnia sovranista di giro, gli anti privatizzatori e anti liberalizzatori, si sono trasferiti in tutt’altro pianeta, il pianeta dell’ideologia. Ignorano la realtà che ci circonda, o la considerano una variabile indipendente ai loro disegni. Ricorda nulla? Sì, la demagogia egualitaria-assistenzialista anni 80. Che oltre a decretare l’incapacità di governo della sinistra di allora gettò le basi del declino competitivo dell’Italia e del più alto debito pubblico europeo, Grecia esclusa.