Non fate presto
L’inchiesta sul Sole 24 Ore pare sproporzionata rispetto alle accuse
Il Sole 24 Ore, il quotidiano economico più diffuso, versa in cattive acque. La sua gestione deve essere verificata con attenzione dagli azionisti (sostanzialmente dalla Confindustria) e, per i riflessi sulla qualità dell’informazione, dai lettori. Non si vede invece perché debba essere sottoposta a un giudizio penale. Sulla base di notizie che riguardano una acquisizione “gonfiata” di abbonamenti multipli da parte della società britannica che gestisce questo servizio (abbonamenti che il giornale stesso ha provveduto a depennare dal computo) e sulla base di voci su “appropriazioni indebite” da parte di alcuni dirigenti, sono stati messi sotto indagine il direttore Roberto Napoletano e l’ex presidente del consiglio di amministrazione, insieme ad altre otto persone, e si è mandata la Guardia di Finanza a svolgere una perquisizione nella sede del quotidiano.
Come se non bastasse, il comitato di redazione ha proclamato uno sciopero a oltranza per costringere il direttore a dimettersi. La genericità delle accuse e la friabilità degli indizi contrastano con l’effetto di una iniziativa giudiziaria così pesante, che sembra esprimere l’interesse di qualche settore della magistratura a esercitare una specie di tutela nei confronti di un importante organo di stampa. Si vedrà se anche questa inchiesta finirà nel nulla, ma se ci dovessero essere reati accertati, che comunque sarebbero personali, l’inchiesta e le forme che ha assunto appaiono del tutto sproporzionate. L’indipendenza e la libertà dell’informazione sono un diritto fondamentale in uno stato democratico, almeno quanto quello della magistratura, che proprio per questo dovrebbe adottare comportamenti che non violino e neppure sembrino violare questo principio.