La Fed in trincea
Yellen inizia il percorso di rialzo dei tassi e la battaglia con Trump
Come ampiamente atteso la Federal reserve ha rialzato i tassi d’interesse per la terza volta dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008, con il mercato del lavoro in ripresa e l’inflazione in rialzo verso l’obiettivo statutario del 2 per cento. Il rialzo deciso mercoledì è di 25 punti base (nella forchetta tra lo 0,75 e l’1 per cento) e altri due arriveranno nel 2017 (tre nel 2018). La decisione della banca centrale più potente del mondo che governa il dollaro, unica moneta sia internazionale sia nazionale, segna un’inversione di tendenza decisa dopo anni di tassi bassi e politiche iperespansive già depotenziate in precedenza. La scelta investirà le altre Banche centrali, compresa la Banca centrale europea che ha già suggerito il graduale esaurimento degli acquisti di titoli pubblici (Quantitative easing) ma, come ha ribadito il presidente Mario Draghi, manterrà i tassi bassi (negativi per i depositi delle banche nei suoi forzieri) ancora a lungo.
La decisione della Fed suona anche come un gong d’inizio per la battaglia tra il governatore Janet Yellen e il presidente Donald Trump che l’av. Le promesse di rilassamento fiscale e di grandi investimenti infrastrutturali avevano, secondo alcuni osservatori, contribuito a spingere la Fed a raffreddare la spinta inflazionistica ma tale approccio contrasta con la volontà del presidente di dare uno sprint all’America affinché “torni di nuovo grande”. Nel board della Fed ci sono due posti vacanti mentre Daniel Tarullo, membro del comitato di supervisione e regolamentazione, è dato in uscita intorno al 5 aprile. Saranno liberi tre posti su sette e Trump – che ha avuto con Yellen un “breve” incontro da lei “apprezzato” – potrebbe cogliere l’occasione per scegliere personalità più vicine sia alle sue visioni, inclini alla deregolamentazione finanziaria, sia alle sue intenzioni, più espansive.