Il governo straccia i voucher. Bentornato lavoro nero
Domani il decreto del governo, anche sugli appalti, per disinnescare il referendum voluto dalla Cgil. Ma a risentirne saranno lavoratori e imprenditori. Cazzola: "Manca l'urgenza necessaria alla controfirma del capo dello stato"
La commissione Lavoro si prepara a votare l'abrogazione dei voucher per disinnescare sul nascere il referendum voluto dai sindacati e previsto per il 28 maggio. A dirlo è la relatrice del Pd, Patrizia Maestri, che spiega: "Saremmo stati favorevoli a mantenere i voucher per le famiglie ma a seguito del confronto con il governo andremo verso l'abrogazione". "Ci sarà un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2017 per permettere di utilizzarli a chi li ha già acquistati", ha spiegato Maestri, che ha detto di augurarsi che il governo non "li faccia poi rientrare sotto altre forme".
Il testo dell'emendamento che la maggioranza intendere sottoporre al voto in commissione elimina gli stessi tre articoli del Jobs Act di cui chiede l'abrogazione il quesito referendario della Cgil (il 48 su "definizione e campo di applicazione"; il 49 su "disciplina del lavoro accessorio" e il 50 su "coordinamento informativo a fini previdenziali").
Non solo, domani il Consiglio dei ministri dovrebbe adottare un decreto abrogativo che potrebbe tenere conto anche del secondo quesito sottoposto a referendum, quello sugli appalti. Il risultato è che la consultazione popolare voluta dai sindacati è di fatto svuotata di significato, spiega l'economista Giuliano Cazzola al Foglio: "Per la Cgil è una vittoria, considerando che difficilmente il referendum avrebbe raggiunto il quorum. Ora invece il governo accetta interamente le loro richieste". Ma la decisione dell'esecutivo lascia diverse perplessità, anche di carattere procedurale: "C'è da chiedersi ora perché il presidente della Repubblica dovrebbe controfirmare il decreto. Dove sta l'urgenza nell'approvare questi atti legislativi? I voucher sono davvero una questione emergenziale per il mercato del lavoro italiano?", chiede Cazzola.
A questo punto, anche la decisione della Corte costituzionale, chiamata a valutare se le modifiche legislative sono adeguate a rispondere alle istanze poste dal quesito referendario, perderà di valore dato che il provvedimento che il governo si prepara ad approvare svuoterà di significato la stessa consultazione popolare.
Anche la questione degli appalti, spiega Cazzola, non è affatto secondaria e anzi, come riconosciuto dallo stesso segretario della Fiom Maurizio Landini, potrebbe avere un impatto anche maggiore rispetto alla questione dei voucher. "In sostanza", aveva scritto Cazzola sul Foglio qualche giorno fa, "mentre nella normativa vigente il committente è responsabile in solido per le inadempienze dell’appaltatore e dei sub appaltatori, ma può chiedere che prima di lui siano escussi i soggetti inadempienti, con la modifica proposta dalla Cgil se non pagano gli altri (inadempienti nei confronti dei lavoratori) paga direttamente il committente, salvo esercitare, a posteriori, l’azione di regresso. Il committente può persino essere convenuto in giudizio da solo senza gli altri corresponsabili. Può essere che così sia più tutelato il lavoratore, ma si irrigidisce tutta la filiera dell’appalto".
Ma la volontà del governo di smontare il "caso voucher" si scontra con gli industriali e gli imprenditori, i quali li considera strumenti idonei, oltre a creare occupazione seppure temporanea, anche a "per far emergere il lavoro nero e per impiegare il lavoro occasionale e persone con difficoltà di accesso al mercato del lavoro", come ha dichiarato il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe. "Meglio andare avanti sulla strada della tracciabilità che aveva scelto il governo precedentemente", ribadisce Stirpe. E anche in materia di appalti il governo sbaglia, continua Confindustria: "Sarebbe una grande ingiustizia mettere sullo stesso piano committente e appaltatore. Molto spesso il committente non è informato sulle inadempienze dell'appaltatore ma sarebbe comunque chiamato a risponderne", attacca ancora Stirpe. "Siamo fortemente contrari alla modifica e spero che il governo non intervenga in via legislativa".
LEGGI ANCHE L'ANALISI DI GIULIANO CAZZOLA SUL REFERENDUM DEL 28 MAGGIO