In difesa della Bolkestein

Redazione

Tutti i partiti si accodano alla piazza contro una buona direttiva

Mentre l’Europa attende con interesse e apprensione l’esito delle elezioni olandesi, con il confronto serrato tra il premier uscente Mark Rutte del Partito liberal-democratico e il leader della destra populista Geert Wilders, in Italia si sta giocando un pezzo di quella battaglia – tra europeismo e anti-europeismo, società aperta e società chiusa – attorno a una direttiva europea che prende il nome proprio da uno storico leader liberale olandese: Frits Bolkestein. Al grido di “Il mercato non si tocca” e “ No Bolkestein” c’è stata a Roma l’ennesima manifestazione nazionale degli ambulanti contro la direttiva europea incolpata di ammazzare il commercio. Stesse identiche cose degli ambulanti dicono i proprietari degli stabilimenti balneari, anche loro strenui oppositori della liberalizzazione dei servizi. I manifestanti hanno l’appoggio dell’intero spettro politico, dal Movimento 5 stelle alla destra sovranista, passando per la sinistra anti capitalista e il centrodestra una volta liberale e ora in crisi d’identità. Tutti accusano la direttiva di svendere le bancarelle alle multinazionali, di attentare alle specificità italiane e di distruggere posti di lavoro. In realtà la Bolkestein ha come obiettivi la rimozione delle barriere nel settore dei servizi per garantire concorrenza, trasparenza e pari opportunità ai cittadini e alle imprese, affermando un principio elementare: le concessioni pubbliche, in scadenza o già scadute, devono essere messe a gara. Gli ambulanti, come i balneari, invece pretendono un intervento del governo che escluda per sempre un bando pubblico per il rinnovo delle licenze: chi ha avuto ha avuto ha avuto, scordiamoci il passato e non pensiamo al futuro. A questa visione si è accodato anche il Pd, il partito che più di tutti si dice europeista, che ha presentato un emendamento per sterilizzare la Bolkestein. Le elezioni olandesi da noi le hanno già vinte i populisti, a man bassa.

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