Vademecum per lo stato banchiere
Cosa non deve fare lo stato quando entra in una banca come nel caso del Monte dei Paschi e della Banca popolare di Vicenza con Veneto Banca
Quando lo stato entra in banca come nel caso del Monte dei Paschi e della Banca popolare di Vicenza con Veneto Banca servono trasparenza, chiarezza negli obiettivi ed estrema rapidità d’azione in una logica orientata a uscire con profitto da una partecipazione di carattere temporaneo; lo stato deve entrare in banca e chiedere dov’è l’uscita senza nemmeno togliersi il cappotto. Tuttavia uscire con profitto dall’investimento non deve costituire un alibi per restare in azienda all’infinito in caso il guadagno previsto non sia considerato congruo. Serve risolutezza. Lo stato non può derogare a princìpi di trasparenza nella gestione di aziende periclitanti che per giunta hanno subìto un danno reputazionale e al brand per via di cattive gestioni passate. I funzionari pubblici devono risolvere questo problema – dal quale deriva la fidelizzazione della clientela, o, al contrario, la fuga dei correntisti verso altri intermediari dato che l’industria bancaria opera in regime di concorrenza – andando oltre alla campagna marketing o, peggio, a pressioni sulla stampa.
La tendenza italiana da parte dell’attore pubblico è però al contrario quella di fingere di non avere le spalle larghe, ovvero di non avere abbastanza poteri operativi, ma poi agire da “power-broker” dietro le quinte. Il ruolo del quale lo stato è investito deve invece essere chiaro proprio perché deriva dalla partecipazione azionaria in un istituto e a essa dev’essere parametrato. Un primo passo, un po’ come fu nella privatizzazione di certe società pubbliche all’inizio degli anni Novanta, ma in senso inverso, è di azzerare il cda e snellirlo all’osso con un presidente, un ceo e un rappresentante dello stato. La scelta del management è decisiva: devono prevalere logiche di mercato, non della burocrazia pubblica bensì dell’industria bancaria, per allineare gli interessi di tutti gli azionisti a quelli della clientela e del management (pagato secondo risultati effettivi e non su presunti profitti di breve). Se il Tesoro fosse capace di agire con il piglio dell’investitore privato sarebbe un esempio virtuoso.