Dare i numeri sui "senza reddito"
Per dare sussidi a pioggia si stiracchiano i dati Istat. Tutto fa brodo
Oltre un milione di famiglie italiane campano d’aria? Pare di sì a leggere come i maggiori media riportano le cifre dell’Istat su, si badi, “Rilevazione della forza lavoro – dati familiari 2016”. L’argomento è dunque il rapporto tra famiglie e occupazione, non la povertà, e su 25,8 milioni di nuclei familiari 13,9 hanno tutti i componenti attivi, tra 25 e 64 anni, occupati; mentre in 1,08 milioni, 7 mila famiglie meno del 2015, tutti risultano disoccupati, dunque senza redditi da lavoro. Il che non esclude altri introiti: da patrimoni, rendite, pensioni dirette e di reversibilità, sussidi. Magari, aggiungiamo, il lavoro nero (oltre la metà di queste famiglie è al sud). Ma i tg hanno parlato di “più di un milione di famiglie senza nulla”; il Corriere della Sera scrive: “Sono senza alcuna fonte di reddito”. Qualcuno allargando il fronte degli interessati a nonni, zii e nipoti deduce che almeno cinque milioni di persone non hanno di che tirare avanti, benché l’Istat precisi che circa un terzo dei nuclei disoccupati sono di single. Certo sarebbe meglio, benché statisticamente impossibile come in altri paesi, che tutte le famiglie godessero di piena occupazione: ma quei 13,9 milioni di nuclei dove esiste sono un buon dato, eppure ignorato. La stessa indagine Istat riferita al 2013, rielaborata dall’agenzia pubblica Italia Lavoro per escludere analiticamente i redditi da pensione ed i familiari over 65 con assegno di anzianità, rivelava una situazione ben peggiore: 1,981 milioni di famiglie senza alcun occupato. Oggi però tutto fa gioco in epoca di slogan su reddito di cittadinanza e di inclusione, e di sussidi a pioggia invocati di volta in volta per questo o quell’allarme, a detrimento di una politica fiscale strutturale per il lavoro vero. Ora si scopre che le sirene del socialismo emergenziale attirano – ma chi lo dubitava? – la vecchia Ditta ex Pd di Bersani, in cerca di approdo dalle parti di Beppe Grillo.