Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni (foto LaPresse)

La manovra camomilla

Redazione

Perché le intenzioni del Def non si avvicinano nemmeno alla frustata che sarebbe necessaria

Stretto tra l’obbligo europeo di tagliare due decimali di deficit nel 2017 – che tra “manovrina” e lieve maggiore crescita del Pil scende al 2,1 per cento – e la necessità di non scontentare il Pd proiettato sulle elezioni, Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan hanno confezionato una correzione di bilancio ed un Documento di economia e finanza (Def) dove tutto appare in ordine, ma all’aroma di camomilla. Al punto che è difficile per gli analisti individuarne gli elementi-chiave, contabilità a parte. I maggiori oneri 2017 vengono coperti da un aumento omeopatico delle accise sui tabacchi e dal meccanismo che consente allo stato di trattenere l’Iva da versare ai fornitori.

 

Per il futuro la promessa rituale di rilanciare le privatizzazioni sta in un progetto, definito “Operazione Capricorno”, per trasferire altre quote di partecipazioni del Tesoro alla Cassa depositi e prestiti, per 15-20 miliardi in tre anni. Questo dovrebbe produrre la mitica discesa del debito pubblico, macigno che grava non solo sull’osservanza del Fiscal compact ma sul nostro futuro. Ma di fatto nulla cambierà se una quota della super-patrimonializzata Cdp non verrà vessa sul mercato (e ci sono forti riserve del management) e soprattutto se non si tocca la spesa pubblica, dove invece è previsto un aumento di 2,8 miliardi per coprire il rinnovo del contratto fermo da otto anni. Matteo Renzi, con tutti i suoi passi falsi, nel 2015-2016 aveva realizzato il Jobs Act, gli 80 euro, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e l’avvio del taglio del carico fiscale e contributivo sul lavoro.

 

Il Piano nazionale delle riforme arriverà ad autunno assieme ai contenuti del Def. Ma certo non si può dire che un decimale in più di Pil quest’anno, e uno in meno i prossimi due, accompagnato dall’adozione dell’“indice del benessere equo e sostenibile”, rappresentino una frustata in grado di innovare e stupire, e certo anche dividere, come accadde un paio di anni fa (poteva esserlo un taglio dell'Irpef che invece non è tra le priorità dell'esecutivo) . Né che le misure in ballo che (forse) verranno possano riportare la crescita al livello del resto d’Europa. E neppure che si intravveda il “regalo ai figli” di un vero taglio del debito, prima che ci pensino il Fondo monetario internazionale, o la patrimoniale. Ma nemmeno s’intende come sia possibile disinnescare le clausole di salvaguardia ovvero l’aumento delle imposte indirette dal 2018 (pari all’1,1 del pil per il solo anno prossimo) con vaghe intenzioni.

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