Lo "sconcertante" No al preaccordo di Alitalia
Il governo preoccupato per il futuro della compagnia dopo la bocciatura dei lavoratori al referendum di ieri. Si avvicinano il commissariamento e la liquidazione. Esulta il sindacato Usb, che chiede la nazionalizzazione
Ieri il preaccordo di salvataggio di Alitalia è stato bocciato in modo netto dai lavoratori della compagnia. Secondo i risultati definitivi comunicati dal comitato elettorale composto da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporto aereo, Anpac e Anpav il referendum sul verbale di confronto siglato il 14 aprile scorso dall'azienda con organizzazioni sindacali e associazioni professionali si è concluso con 3.206 Sì e 8.816 No per un totale di 10.173 votanti su 11.646 aventi diritto. Insignificante la percentuale della schede bianche (17) e nulle (134). Sottoposto a referendum a Roma, Milano e sedi periferiche, l'accordo prevedeva, tra l'altro, 980 esuberi e tagli medi degli stipendi dell'8 per cento.
L'esito negativo della consultazione significa che Alitalia si avvia a grandi passi verso il commissariamento cui potrebbe seguire la liquidazione nel giro di sei mesi. La compagnia aerea ha convocato per oggi il consiglio di amministrazione. Probabile la contestuale uscita dei soci per consegnare di fatto le chiavi dell'azienda al governo. Senza acquirenti o nuovi finanziatori al commissario non resterebbe infine che chiedere il fallimento della compagnia, con la conseguente dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale. Il curatore fallimentare inizierebbe la procedura liquidatoria, con 2 anni di cassa integrazione, Naspi e quindi disoccupazione per i lavoratori, contestualmente la cessione 'spezzatino' degli asset della compagnia.
Il governo si è detto preoccupato. In un comunicato congiunto i ministri dello Sviluppo Carlo Calenda, dei Trasporti Graziano Delrio e del Lavoro Giuliano Poletti hanno espresso "rammarico e sconcerto per l'esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia.
Soddisfazione, invece, da parte dell'Usb, che rivendica di essere stata "l'unica organizzazione sindacale che ha partecipato alle trattative ad assumersi la responsabilità di non sottoscrivere l'intesa". "La bocciatura della pre-intesa conferma appieno la nostra linea politica e, pertanto, ribadiamo al governo la nostra ferma richiesta di continuare i negoziati", sottolinea il sindacato, che lancia "un appello a tutte le forze politiche e sociali di questo paese affinché si percorrano tutte le ipotesi, senza escludere l'intervento diretto dello stato e la nazionalizzazione prevista dalla Costituzione italiana (art. 43)".