Prestito ponte e no alla nazionalizzazione. Il governo spera in Lufthansa
Gentiloni, Calenda e Delrio ribadiscono che non esistono alternative alla vendita o al fallimento della compagnia. In arrivo un aiuto temporaneo di circa 400 milioni per garantire la continuità del servizio aereo
Nonostante i timori per un salvataggio mascherato, il governo ribadisce che la nazionalizzazione di Alitalia è un'eventualità impraticabile. Le dichiarazioni rilasciate oggi dai ministri delle Infrastrutture e dei Traporti, dello Sviluppo economico e infine dal presidente del Consiglio lasciano intendere che dopo il commissariamento l'unica via da seguire sarà quella della vendita o, in alternativa, del fallimento della compagnia. Ieri il cda di Alitalia ha preso atto della bocciatura del referendum e ha convocato un'assemblea dei soci per domani, nella quale si affronterà la questione del commissariamento, vista l'impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione.
Nel frattempo, per garantire la continuità aziendale di Alitalia, l'unica soluzione "sarà avere un prestito ponte dallo Stato, intorno ai tre o ai quattrocento milioni per assicurare sei mesi di gestione", ha detto Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio24. Per Calenda "il nuovo commissario deve assicurare la continuità dell'azienda e poi trovare un acquirente per Alitalia che sappia gestirla". Tra i possibili compratori della compagnia c'è Lufthansa. "Lo spero", ha commentato il ministro, che l'ha definita un'eventualità "interessante" e "da esplorare". Da Bruxelles, la Commissione europea ha fatto sapere stamattina di essere in contatto con il governo italiano a proposito questione Alitalia e ha confermato che da Roma non è arrivata alcuna notifica di misure di sostegno per la compagnia aerea.
Il primo ministro Paolo Gentiloni ha espresso la delusione per il fallimento del referendum di lunedì. "Non posso tacere la preoccupazione per quello che sta accadendo ad Alitalia", ha detto il presidente del Consiglio. "Bisognerebbe essere in grado di stare sul mercato per competere. Da parte mia - spiega - c'è stata delusione per il fatto che l'opportunità dell'accordo tra aziende e sindacati non sia stata colta". Per Gentiloni "sulla questione Alitalia bisogna dire la verità, l'ho già detta prima, lo dico anche adesso: non ci sono le condizioni per una nazionalizzazione di Alitalia. Tuttavia il governo è impegnato a difendere lavoratori, utenti, contribuenti e cittadini per non disperdere risorse e asset della compagnia. Ci lavoreremo sapendo tuttavia che l'esito del referendum rende più difficile la sfida".
Le speranze sono ora riposte sulla possibile vendita di Alitalia a Lufthansa. "Nessuna preclusione" anche se "le decisioni spettano agli azionisti. La palla è nelle loro mani", ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio. "Ma se prima del referendum c'era la garanzia di una nuova ricapitalizzazione, ora – sottolinea il ministro – il rilancio diventa molto più complicato. Alitalia è indebolita dall'esito del referendum e i concorrenti non faranno regali".