Alitalia e il tabù della produttività
Quello che i riformisti non dicono di fronte ad aziende incapaci di competere
Alitalia è il sintomo di un’Italia non in grado di competere, non è in grado di trovare la propria posizione di mercato a causa di una produttività non in linea con i principali competitor internazionali. La compagnia aerea che ora è davvero avvitata in una crisi difficilmente risolvibile è troppo costosa per potere competere con la principale concorrente nel mercato aereo, la low cost Ryanair, e allo stesso tempo è troppo piccola per essere in grado di reggere la concorrenza dei grandi gruppi europei come Lufthansa, Iag o Air France-Klm.
I costi di Alitalia sono addirittura più bassi rispetto alle grandi compagnie europee – compresi quelli del costo del personale – ma l’azienda italiana non compete negli stessi mercati di queste ultime e non riesce a guadagnare da decenni. Bisogna sottolineare che in Italia le compagnie low cost hanno una quota di mercato vicina al 50 per cento, comunque inferiore a quella registrata in Spagna o nel Regno Unito, ma superiore a quelle di Germania e Francia dove sono tenute ai margini del mercato per proteggere i colossi nazionali (e non i consumatori).
Dove risiedono dunque i problemi dell’ex compagnia di bandiera? La produttività di Alitalia è troppo bassa se confrontata con quella delle low cost e questo ha portato l’azienda verso l’ennesima crisi. Se una low cost riesce a guadagnare, nonostante i prezzi bassi, è perché ha un tasso di riempimento dei voli maggiore e quindi risponde meglio alla domanda. I costi per posto chilometro offerto sono del 100 per cento più elevati rispetto a Ryanair. Non a caso il vettore irlandese, insieme a Wizzair, è considerato un “cost killer”. Invece Alitalia – con solo 25 aerei a lungo raggio – non riesce a coprire le perdite del corto e medio raggio con i profitti del lungo raggio e al tempo stesso riempie i propri aerei con troppo pochi passeggeri rispetto a tutti i propri competitor. Gli errori commessi in passato, gli sprechi operativi, un azionariato senza troppi soldi, non hanno permesso alla compagnia di investire nel futuro; e in un settore competitivo e innovativo come il trasporto aereo, senza investimenti l’unica strada è il fallimento.
Alitalia è lo specchio di un’Italia non in grado di trovare la sua posizione nel mondo. Purtroppo le soluzioni prospettate da una classe dirigente dalla veduta corta prevedono un’immissione di risorse pubbliche, che verranno bruciate in qualche mese e solo posticiperanno il duro impatto con la realtà. Risorse pubbliche che potranno dare ai commissari di Alitalia l’illusione di non dover tagliare troppo le rotte e il personale, mentre daranno al contribuente la certezza che alla fine l’incapacità di competere di aziende pubbliche e private sempre verrà coperta dalle loro tasche.