Crescita e inclusione al tavolo del G7 di Bari
I ministri delle Finanze e gli altri esponenti della politica monetaria in riunione nel capoluogo pugliese. Per il Financial Times "L'economia europea sta facendo bene"
E' entrato nel vivo dei lavori il G7 dei ministri delle Finanze, riuniti a Bari fino a domani per affrontare alcun temi indicati come prioritari dalla presidenza italiana: dalla crescita e la lotta alle diseguaglianze, al coordinamento delle istituzioni finanziarie internazionali, con un focus sulla tassazione internazionale e sul tema della sicurezza, dall'aspetto cibernetico al contrasto del finanziamento al terrorismo. I ministri delle Finanze si confronteranno con i governatori delle banche centrali dei sette paesi, il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il presidente della Bce Mario Draghi e i vertici di Fmi, Ocse e Banca mondiale. L'incontro anticipa di due settimane quello dei capi di stato, che si terrà a Taormina il 26 e 27 maggio.
Al termine del vertice verrà redatto un documento di policy orientato a proporre misure comuni per favorire la crescita, che tenga conto di combinare politiche di bilancio con le riforme strutturali. Una strada che nel Vecchio Continente è in parte già tracciata, come indicano anche le previsioni di primavera della Commissione europea pubblicate ieri, che prevedono una crescita al rialzo del Pil dell'area euro e il calo della disoccupazione. “Per una volta, e per il momento, l'economia europea sta facendo bene”, scrive il Financial Times, commentando l'outlook della Commissione proprio nel giorno del meeting dei ministri. Che come ricorda il quotidiano londinese si ritrovano a gestire un momento positivo per l'economia dell'Unione, nel suo complesso migliore di quella di Stati Uniti e Inghilterra, almeno nei primi tre mesi dell'anno.
Come l'Europa sia riuscita ad ottenere questo risultato, è un dato interessante nell'analisi del Ft. “L'ironia vuole che la ripresa deve molto al fatto che le regole e le ortodossie europee ufficiali sono state ignorate piuttosto che seguite”, scrive il quotidiano citando i casi di Francia e Spagna, che hanno forzato le regole di bilancio nei loro paesi – non senza rimproveri da parte dei vertici Ue, con Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione, che questa settimana ha richiamato la Francia per non aver rispettato l'obiettivo di deficit del 3 per cento. Ma una buona parte del merito, continua l'articolo, va anche attribuito alla politica monetaria adottata dalla Banca centrale europea, che ha saputo incitare un'economia pigra evitando una deflazione “corrosiva”.
“Se le autorità europee vogliono davvero affrontare i punti deboli della zona euro, devono guardare al sistema finanziario, piuttosto che alla macroeconomia”. Il sistema bancario rappresenta infatti un fattore rischioso, sottolinea il Ft, mettendo in luce la debolezza soprattutto di quello italiano. La causa del debito sovrano dell'eurozona non è legata a prestiti eccessivi, quanto a una dissolutezza fiscale. Perciò il consiglio del quotidiano ai ministri delle Finanze è di lavorare sull'ampliamento del mercato bancario e dei capitali, così da garantire in futuro una maggiore capacità di “resilienza” al sistema economico dell'Europa.