Lo specchio di Zingales
Nel dibattito sull’euro del professore di Chicago si vedono le contraddizioni grilline
Luigi Zingales, professore alla University of Chicago Booth School of Business, star degli economisti liberisti e già indicato dai grillini quale possibile ministro euroscettico a 5 stelle, ha chiuso la prima fase del dibattito euro sì-euro no da lui promosso sul Sole 24 Ore. Verificato che su dodici interventi in base ai requisiti che egli stesso ha stabilito – “esperti economici acclarati e referenze accademiche in nota” – almeno undici sono per la moneta unica, Zingales scopre che “l’euro è una scelta politica, non economica. Per questo sorprende che gli economisti siano arruolati a difesa dell’euro, quando a difenderlo dovrebbero essere gli scienziati della politica”.
Seccato dal girone di andata, ne inaugura così uno di ritorno cambiando le squadre: fuori gli economisti, dentro i politologi. Il primo sarà Hal S. Scott della Harvard Law School “sulle questioni legali” dell’Italexit, “in quanto i costi possono differire in funzione di come avviene l’uscita”. Pensavamo che Yanis Varoufakis – mica Angela Merkel – avesse già detto parole definitive: “Basta il solo annuncio del referendum”. Ma invero clamorosa è l’illuminazione che l’euro sia una scelta politica: Zingales si è perso le elezioni francesi, olandesi, austriache? O la sconfitta dei partiti antieuro contraddice la sua teoria che la moneta unica non ha rappresentatività democratica? Speriamo, per lui, che il prof. non abbia contratto il vecchio vizio grillino: mischiare le carte della politica con quelle della politicizzazione multiuso di ogni questione, dalla moneta unica ai vaccini. Con tanti saluti alla scienza e alle referenze (accademiche).