Una manifestazione del 2016. LaPresse/Vincenzo Livieri

Ilva, per i sindacati gli esuberi sono inaccettabili

Redazione

Il piano di Am Invesco, su cui commissari si sono espressi a favore, prevede 4.800 tagli a fronte di 2,4 miliardi di investimenti 

E' terminato con un nulla di fatto l'incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e i sindacati sull'Ilva, dopo la conclusione della gara per l'aggiudicazione dell'acciaieria. Sul tavolo ci sono i piani delle cordate Am Investco e di AcciaItalia (Jindal-Arvedi-Cdp-Del Vecchio): entrambi – ha spiegato oggi il ministro ai sindacati – prevedono una ristrutturazione del complesso industriale, con esuberi che vanno da 4.800 per ArcelorMittal a 6.400 per Jindal, su 14.200 dipendenti attuali. Una condizione necessaria per rilanciare le attività, che per i rappresentati sindacali di Fim, Fiom e Uilm è però inaccettabile. La discussione, definita deludente, è stata rimandata a giovedì, quando i sindacati porteranno al ministero le loro valutazioni.

   

Intanto la decisione finale è nelle mani del governo, che dovrà mediare tra le offerte ricevute e il muro alzato dai sindacati: si attende un decreto che ufficializzi l'aggiudicazione ed è facoltà del ministro attendere di trovare l'accordo con i sindacati o meno. La settimana scorsa i tre commissari dell'Ilva si sono espressi in favore di Am InvestCo, anche se Calenda oggi ha precisato che l'aggiudicazione non è ancora avvenuta. La cordata formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia con l'eventuale partnership di Intesa Sp si propone di portare la produzione a 8mila tonnellate entro il 2014, partendo dalle attuali 5,7. Gli investimenti previsti sono invece pari a 2.393 miliardi, di cui 1.256 sul comparto tecnico e 1.137 sul piano ambientale. Am Investco si è resa disponibile a estendere la validità dell'offerta vincolante fino al 31 marzo 2018, hanno riferito i sindacati al termine dell'incontro, confermando gli impegni sul piano occupazionale.

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