Consigli dal Fmi per non andare a fondo
La revisione all’insù del pil 2017 autorizza scelte toste e anti populiste
Le stime di crescita elaborate dal Fondo monetario internazionale segnalano che l’economia italiana resta agganciata alla ripresa dell’Eurozona, sebbene abbia molto da recuperare rispetto agli altri paesi in termini di competitività. Nel documento conclusivo della missione Article IV il Fmi prevede un pil in crescita dell’1,3 per cento quest’anno, meglio delle stime governative (più 1,1), rivisto al rialzo dal più 0,8 per cento stimato ad aprile, e in “rallentamento intorno all’1 per cento” nel 2018-2020. Gli economisti di Washington, attestando la moderata ripresa in corso, elaborano poi consigli utili alla politica in vista delle elezioni entro i prossimi dodici mesi.
Il rapporto contiene sacrosante critiche alla eccessiva complessità del fisco nazionale; questione appena segnalata anche dal Financial Complexity Index elaborato da Tmf Group che studia 94 ordinamenti fiscali e pone l’Italia al terzo posto (dopo Turchia e Brasile) – niente di peggio per tenere lontani gli investitori esteri. Il Fmi fornisce poi alcune ricette classiche, già esposte negli anni scorsi, come una riduzione delle tasse sul reddito da lavoro e d’impresa, oppure la discutibile reintroduzione di una tassa sulle abitazioni principali. Altre ricette sono coraggiose e forniscono una chiave al prossimo governo per contrastare i venditori di sogni del Movimento 5 stelle. Il Fmi suggerisce di introdurre un salario minimo differenziato tra regioni, ergo parametrato al costo della vita, divergente tra nord e sud, e ribadisce la bontà di stipendi collegati alla produttività. Un approccio opposto al reddito senza lavoro propagandato da Grillo & soci.