Banche offerte sull'altare elettorale
La crisi bancaria passa alla deprimente fase della politicizzazione pura
Poche ore prima dall’annuncio di Intesa Sanpaolo di essere disposta a comprare gli asset buoni delle problematiche banche venete con l’effetto di calmare la percezione della crisi bancaria italiana sui mercati, la Camera approvava in via definitiva il progetto di legge che istituisce una commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario.
A partire da settembre la commissione avrà un anno per dibattere con l’effetto principale di politicizzare inutilmente le vicende degli ultimi anni proprio mentre s’avviano a tortuosa ma positiva soluzione. Intesa ha comunicato di essere disposta a comprare per un gettone certi asset di Veneto Banca e Popolare di Vicenza con un’opera di cherry picking in “un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e esposizioni scadute), i crediti in bonis ad alto rischio e le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni e altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’acquisizione” in modo da preservare la sua generosa politica di dividendi a favore delle fondazioni azioniste che hanno appunto benedetto l’intenzione.
Non è chiaro se obbligazionisti e azionisti verranno colpiti, come nel caso del bail-in dello spagnolo Popular comprato da Santander. Sembra che il governo stia lavorando a una soluzione good bank/bad bank per cui il “buono” andrà a Intesa e il resto sarà digerito dal pubblico. Se confermato è un accordo invidiabile per la prima banca italiana che specularmente lascia intendere che la posizione europea sugli aiuti di stato, prima rigorosa, sia diventata più lasca pur di liberare l’Italia del “problema venete”, dopo che si era appena accomodata la crisi del Monte dei Paschi con un soccorso a carico dei contribuenti. La crisi bancaria, come si dice in altri casi, passa in Parlamento.