Così le banche venete passano a Intesa San Paolo
Da oggi è in vigore il decreto di salvataggio del Consiglio dei ministri. Per il momento lo Stato ha messo sul tavolo 5,2 miliardi, con l'impegno di coprire fino a 17 miliardi
Sportelli aperti e operazioni bancarie pienamente funzionanti questa mattina per Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ma tutto sotto la responsabilità di Intesa San Paolo. Nel frenetico fine settimana appena trascorso, il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il decreto di salvataggio che ha messo in liquidazione le due banche, in vigore da oggi dopo il via libera della Commissione europea e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. “L'Italia ritiene necessari gli aiuti di Stato per evitare turbolenze economiche nella regione Veneto", ha spiegato Margrethe Vestager, commissario UE della Concorrenza, dando l'ok alla manovra. L'operazione alleggerisce di 18 miliardi i crediti deteriorati del sistema bancario italiano, ha specificato poi Vestager. Il Parlamento dovrà ora approvare il testo entro 60 giorni per trasformarlo in legge.
La spesa che lo stato affronterà immediatamente è di 5,2 miliardi, che serviranno a Intesa San Paolo in buona parte (4,8 miliardi) per mantenere i propri coefficienti patrimoniali, mentre 400 milioni serviranno come garanzie per i crediti delle banche venete. Già lo scorso anno erano stati spesi 3,5 miliardi per le stesse banche tramite il Fondo d'investimento alternativo (Fia) Atlante. L'ammontare complessivo massimo delle garanzie offerte è di 12 miliardi, ha spiegato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che portano a 17 miliardi la cifra totale che lo Stato è disposto a mettere nell'operazione. "Non si tratta di un esborso effettivo dello Stato, ma di risorse mobilizzate – ha precisato il ministro – mentre l'esborso effettivo è di 5 miliardi. Lo Stato riuscirà a recuperare tale esborso nel medio termine perché i crediti deteriorati potranno essere valorizzati e questo consentirà di coprire l'esborso".
Il premier Paolo Gentiloni ha detto ieri, al termine del Consiglio dei ministri, che l'intervento è stato “importante, urgente e necessario” per evitare un “fallimento disordinato” delle due banche. L'accordo, ha confermato anche il direttore generale di Intesa Sp, Carlo Messina, prevede l'uscita "su base volontaria" di 3.900 persone e la chiusura di circa 600 filiali. Secondo Messina, l'offerta di Intesa è stata l'unica "significativa” che il Governo ha ricevuto: la crisi delle due banche avrebbe avuto un grave impatto su tutto il sistema finanziario italiano, con conseguenze drammatiche per l'economia italiana. "Il nostro intervento consentirà di mettere in sicurezza oltre 50 miliardi di risparmi affidati alle due banche e di tutelare 2 milioni di clienti, di cui 200.000 aziende operanti in aree tra le più dinamiche del Paese", ha commentato Messina.
Intanto questa mattina Banca d'Italia ha nominato i commissari incaricati di seguire la liquidazione dei due istituti. Per Popolare di Vicenza sono stati incaricati Claudio Ferrario, Fabrizio Viola (ex ad di banca Popolare di Vicenza) e Giustino Di Cecco. Il collegio dei commissari liquidatori di Veneto Banca è formato da Alessandro Leproux e Giuliana Scognamiglio oltre allo stesso Fabrizio Viola.
tra debito e crescita