Draghi sfida le "cassandre"
C’è chi vede “bolle” e recessioni a catena, ma la Bce è ottimista e modula il Qe
Gli investitori sono sul chi va là e scrutano la possibilità che nel prossimo futuro si produca una nuova recessione globale. A maggio Emmanuel Roman, ceo del fondo americano Pimco, che gestisce oltre mille miliardi di dollari, disse che entro il 2022 c’è una probabilità del 70 per cento che gli indici borsistici implodano per una serie di rischi politici ed economici all’orizzonte. Di recente è stata la Banca dei regolamenti internazionali, chiamata la banca centrale delle banche centrali, a scrivere nel suo report annuale che la Cina e altre economie in via di sviluppo come la Thailandia stanno rallentando, mostrando gli stessi segni di tensione visti in America e Regno Unito prima della crisi finanziaria globale del 2007-’08 – prevista da Claudio Borio, titolare del dipartimento economico e monetario dell’Istituzione di Basilea. Altri analisti ricordano che storicamente a un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve americana corrisponde lo scoppio di una bolla finanziaria. La Fed ha cominciato a rialzare i tassi dopo dieci anni ma lo sta facendo gradualmente e allontanando le prossime scadenze. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, sembra sfidare chi prevede guai imminenti. Al forum annuale della Bce in Portogallo ha detto di non vedere bolle almeno in Europa dove l’economia continua a recuperare. Pur con una visione positiva la Bce manterrà una politica accomodante “aggiustando i parametri dei suoi strumenti d’azione” con l’obiettivo di tenere l’impostazione “complessivamente invariata”. Un assaggio si è già visto: nell’ultima settimana, la Bce ha ridotto gli acquisti di titoli nel programma Quantitative easing (da 15,3 a 13,8 miliardi) variando la distribuzione tra obbligazioni statali, societarie e garantite. Una prudente revisione.