Quando i "gufi" affondano
Dalle nuove stime del Fmi un colpo ai professionisti del pessimismo
Una delle battute più fortunate di Matteo Renzi da premier in carica fu quella del dare del “gufo” ai vari professionisti del pessimismo, categoria che include cassandre apocalittiche, no euro, sovranisti, protezionisti e tifosi della Brexit. La revisione al rialzo delle previsioni di crescita delle principali economie, questo e il prossimo anno, da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi) dà torto a chi vedeva tutto nero. Il Fmi è più ottimista per l’Eurozona rispetto alle proiezioni precedenti, pubblicate in aprile, grazie ai risultati elettorali di quest’anno che hanno ridimensionato le ambizioni di sconquasso dei partiti populisti, anti sistema, ed estremisti. Il Fmi stima che l’Eurozona nel complesso crescerà dell’1,9 per cento, lo 0,2 per cento in più rispetto alle previsioni precedenti, ma la crescita mondiale resterà invariata nel 2017 (a più 3,5 per cento) perché gli Stati Uniti di Donald Trump e Regno Unito nelle more della Brexit frenano. Migliorano le prospettive per l’anno in corso in Germania (pil annuo +1,8 per cento; +0,2 rispetto ad aprile), Francia (+1,5; +0,1) e per Spagna (+3,1; +0,5) e Italia (+1,3; +0,5). Le stime per l’Italia sono in linea con quelle rilasciate in conclusione della missione del Fmi nel paese a giugno, sia per il 2017 sia nel 2018 (più 1 per cento). “Cresciamo qualche scalino in più rispetto ad altri, certamente anche perché partiamo da più bassi”, ha detto Paolo Gentiloni. La serie di rialzi arriva in seguito a un aumento delle fiducia nell’economia dell’Eurozona da parte delle imprese in seguito all’arretramento dei partiti nazionalisti, in particolare in Francia con la vittoria di Emmanuel Macron contro Le Pen. “Il rimbalzo ciclico potrebbe essere più forte e solido in Europa dove il rischio politico è diminuito”, dice il Fmi nel comunicato che accompagna le nuove stime. E’ ancora da vedere se si tratta di un miglioramento sporadico oppure solido, ma indicatori anticipatori, come l’aumento degli ordini, fanno pensare alla seconda possibilità. Specularmente all’Europa, il Fmi ha tagliato le stime per Stati Uniti (più 2,1 per cento nel 2017; -0,2 rispetto ad aprile) e Regno Unito (+1,3, -0,3). Motivo? Per entrambi i paesi una crescita debole nel primo trimestre dell’anno e diversi rischi politici. I negoziati sull’uscita dell’Unione europea per Londra spiazzano il mondo degli affari. E le difficoltà del presidente americano Trump a fare passare i progetti di legge promessi fanno scemare la fiducia in una prossima riduzione delle tasse e in un rilancio delle opere infrastrutturali.