Un contributo per i giovani
Meglio occuparsi di decontribuzioni per under 30 che di pensioni per over 60
Dopo i mesi estivi passati a parlare sempre e solo di pensioni, di blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, di uscite anticipate, di riscatto gratuito della laurea ai fini pensionistici e di pensioni garantite per i giovani, il dibattito sulla legge di Bilancio ha fatto un passo avanti positivo. Finalmente si parla di lavoro, ovvero di come creare occupazione e quella ricchezza con cui si pagano anche i contributi e le pensioni, e soprattutto si parla di giovani, la vera emergenza economica e sociale prodotta dalla lunga crisi economica e amplificata da uno stato sociale che ha protetto esclusivamente gli anziani. Il governo è intenzionato a stanziare 2 miliardi per favorire l’occupazione giovanile: il fondo servirà a finanziare per due o tre anni il dimezzamento dei contributi per gli under 29 e, secondo le prime stime dell’esecutivo, dovrebbe contribuire a creare 300 mila posti di lavoro. Probabile che le stime siano ottimistiche, ma il bonus va nella giusta direzione (i giovani) ed è in una modalità (la decontribuzione) che sarà sicuramente più efficace di programmi burocratizzati come “Garanzia Giovani”. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti al Meeting di Rimini ha annunciato anche che il provvedimento conterrà una clausola anti licenziamento. Questo aspetto, per come è stato diffuso, merita un chiarimento: se chi assume un giovane con lo sgravio poi non potrà licenziarlo, si tratta di un vincolo che rischia di vanificare l’incentivo. Se invece si tratta di una clausola che impedisce di licenziare i giovani assunti con i vecchi sgravi per riassumerli con i nuovi, si tratta di semplice buon senso.