Il dato è distratto
Confindustria conferma la ripresa con lavoro. Ma c’è un “baco” nei consumi
Anche Confindustria migliora la previsione di crescita dell’Italia nel 2017 e 2018: secondo il suo Centro studi sarà a fine anno dell’1,5 per cento e dell’1,3 nel 2018 (due decimali più di quanto stimato a giugno). Confcommercio prevede egualmente l’1,5, ma come ipotesi massima, e il 21 settembre anche il governo aggiornerà il Documento di economia e finanza, che inizialmente prevedeva una crescita dell’1,1 per cento. La ripresa più robusta, che dimezza il gap rispetto alla media europea, è dovuta secondo Confindustria in larga parte all’occupazione: “Nel 2017 gli occupati saranno 815 mila in più dall’inizio della crisi, e nel 2018 supereranno di 160 mila il picco del 2008. In un decennio avremo recuperato 1,1 milioni di posti di lavoro”. E’ difficile mettere d’accordo questi numeri con una disoccupazione calante all’11,2 per cento, e soprattutto con quella giovanile che supera il 30, e nella quale si annida la vera distanza dall’Europa: tra i 25-29enni gli occupati sono il 53,7 per cento, 17 punti in meno della media Ue. In più il deficit di formazione della scuola produce l’emigrazione dei ragazzi e una perdita di 14 miliardi l’anno. Restano però i buoni numeri su pil e lavoro. Considerando l’ottimo andamento dell’export, mancano all’appello i consumi. Qualche miglioramento c’è in immobili e auto e l’indagine Nielsen sui primi quattro mesi 2017 stima una crescita delle vendite al dettaglio del 2,1. E’ però da valutare l’incidenza dell’e-commerce, finora stimata in 622 milioni su 65 miliardi di vendite (in aumento comunque del 45 per cento). L’Istat inizierà nel 2018 a censire il vero impatto degli acquisti online. L’esperienza degli Stati Uniti e dell’Europa del nord insegna che il digitale non distrugge il lavoro, mentre stimola le compravendite e la produzione.