I leader del G7 a Taormina lo scorso maggio (foto LaPresse)

Il G7 si perde Londra

Redazione

Tra i grandi paesi avanzati solo la Gran Brexit ha arrestato la crescita

Nel 2018 il pil della Germania crescerà del 2,1 per cento, rispetto all’1,9 del 2016. La Francia salirà all’1,6 dall’1,1 dello scorso anno. L’Italia – che tra i paesi del G7 è quella che dal 2014 al 2018 potrebbe registrare l’accelerazione più grande in termini di pil, più un per cento – è passata dall’uno del 2016 all’1,4 del 2017 all’1,2 tra un anno. Gli Stati Uniti dall’1,5 del 2016 al 2,4 del 2018. I maggiori paesi del mondo si avviano verso una ripresa durevole, secondo stime Ocse, spesso poi riviste al rialzo. Com’è accaduto quest’anno per l’Italia e per l’Eurozona, per la quale ieri la Bce ha portato le previsioni dall’1,9 al 2,2. In questo panorama c’è un’eccezione: la Gran Bretagna. La cui crescita (unico caso tra i paesi del G7) si sta riducendo: l’1,8 nel 2016, 1,6 nel 2017 e un punto nel 2018. Un trend ancora più clamoroso partendo dal 2014: allora il pil inglese era il primo della classe, con il 3,1 per cento. Poi che cosa è accaduto? Semplice, la Brexit. La vox populi invocata dai sovranisti a ogni latitudine quale simbolo di libertà e promessa di benessere non pare funzionare, se più che alla democrazia si ispira alla demagogia. Può essere anche il caso del referendum secessionista della Catalogna, negato dal governo di Madrid poiché la Costituzione lo vieta. A Barcellona dicono che la Catalogna è più ricca ed evoluta della Spagna, e l’Europa la attende a braccia aperte: non è così, il pil pro capite catalano è inferiore a quello di Madrid, la disoccupazione la stessa. Ma quei dati ci dicono anche altro. Nel 2018 l’economia più pimpante sarà quella del Canada, in crescita del 2,4 per cento, paese con il quale ieri è entrato in vigore il Ceta, l’accordo commerciale che invece è saltato con gli Stati Uniti: avversato da Trump e in Italia da Lega e grillini che vi vedono il complotto delle multinazionali.