Il vero baco nei Big data del fisco
La bulimia di dati fa dell’Agenzia delle entrate una fabbrica di stress
Il blocco informatico di Sogei, l’azienda che gestisce i dati dell’Agenzia delle entrate, a pochi giorni dalla scadenza dello spesometro, la trasmissione delle denunce Iva, ha molti illustri precedenti: il debutto due anni fa del modello 730 precompilato; per non parlare del redditometro del 2013-2016. Arma letale contro l’evasione, nata dall’idea che il numero dei suv in circolazione superi quello dei relativi imponibili, con algoritmi e un’app scaricabile per misurare le spese quotidiane, i viaggi, la paghetta ai figli, tutto con perdita di tempo e stress a carico dei cittadini: risultato, 377 milioni recuperati rispetto ai 3 miliardi attesi. E prima ci furono il modello Unico “marziano” e sempre le cartelle pazze.
L’incidente di quest’anno è grave non tanto per la presunta intrusione nella privacy, quanto perché conferma che il solo atto di pagare le tasse porti via tempo e risorse che dovrebbero essere destinate al lavoro. Il 15 febbraio Renzi ha detto al Foglio che la rivoluzione è avviata “e lo sarà sempre più con la digitalizzazione”. All’Agenzia delle entrate si è appena insediato il renziano Ernesto Maria Ruffini ma la rivoluzione appare rinviata. Nel Def su 14,1 miliardi di recupero dell’evasione solo 370 milioni sono stati destinati alla riduzione delle tasse. Non si capisce – e nessuno lo spiega – la crescente bulimia di dati che mandano in tilt il sistema (stavolta 19,5 miliardi di file), e soprattutto la ripetuta e vessatoria richiesta di atti già noti al fisco, quelli catastali e gli statuti delle società. In sistematica violazione non solo dello Statuto del contribuente del 2000, ma dello sbandierato “fisco amico”.