La ripresa c'è e un po' si sente
Il recupero della fiducia di imprese e famiglie smentisce i media apocalittici
La fiducia a settembre di consumatori e imprese, rilevata dall’Istat, continua a salire, e per le aziende recupera i livelli massimi dal 2007. Gli indici vanno oltre le previsioni. In particolare le aspettative positive delle imprese (manifattura, servizi, commercio e costruzioni) passano da 107,1 di agosto a 108, e per quelle manifatturiere da 108,5 a 110,4, contro il 108,1 atteso. Sul fronte dei consumatori la fiducia sale a 115,5 da 111,2 di agosto, livello più alto da gennaio 2016. La media delle stime raccolte da Reuters indicava 110,8. Secondo Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, “l’aumento di fiducia delle aziende manifatturiere è l’elemento più incoraggiante anche perché accompagnato dal rialzo degli ordini nazionali ed esteri”. Anche negli altri settori la fiducia è aumentata, a eccezione dei servizi dove è rimasta stabile, il che conforta le previsioni di crescita del pil all’1,5 per cento nel 2017, 2018 e 2019 inserite nella nota di variazione del Documento di economia e finanza approvato dal governo. “Ci aspettavamo una moderazione della crescita dei consumi – dice Intesa – che invece potrebbero tenere a conferma della ripresa della domanda interna”.
Da parte delle famiglie calano sensibilmente l’indice di aspettative sulla disoccupazione – dal 30,5 di agosto all’11,7 per cento – e le attese sulla situazione economica dell’Italia, da meno 21 a meno 1,1: “Segnale che il miglioramento del mercato del lavoro comincia a essere percepito maggiormente”. Nel dettaglio, i dati sono altalenanti nel commercio al consumo e nei servizi, mentre per le costruzioni il miglioramento è trainato da un aumento degli ordini, senza per ora riflessi sull’occupazione. Nelle famiglie il clima di fiducia generale è migliore rispetto a quella personale, tuttavia la propensione all’acquisto di beni durevoli (case, auto e mobilio) è in rialzo, così come la previsione di possibilità di risparmio nei prossimi 12 mesi. A livello politico i dati sono enfatizzati nel Pd, mentre a livello imprenditoriale la Confesercenti riconosce il buon momento dell’economia, pur tra le sofferenze del commercio; la Federconsumatori parla di “eccesso di fiducia” e per la Confindustria il presidente Vincenzo Boccia parla di “messaggio chiarissimo, cioè non sprecare questo importantissimo passaggio”. Resta il fatto che gli italiani, a livello personale e imprenditoriale, sembrano avere in mente un paese un po’ migliore di quello descritto a livello mediatico; e, fatto importante, le variabili internazionali – dalla tensione coreana alla situazione europea – non incidono troppo. Né incidono i segnali allarmistici e i ridimensionamenti della (lieve, certo) crescita del pil che provengono dai partiti di opposizione, in particolare i grillini, e dai sindacati massimalisti, ora che si avvicinano le elezioni. Se questo si tradurrà in voti nel segno della stabilità o del populismo, più o meno creativo, lo vedremo.