Basta promesse, tagliare le tasse
In Germania si parla di aumenti salariali, qui si chiacchiera di assistenzialismi
Come risolvere quello che gli esperti definiscono ormai “enigma inflazione”, la crescita senza aumento dei prezzi, e quindi dei consumi, elemento trainante dell’economia? Le Banche centrali, con le iniezioni di denaro facile, finora non ci sono riuscite; neppure la Bce che si accingerebbe ad avviare la fine degli acquisti di obbligazioni pubbliche e private senza che nell’Eurozona sia stato avvicinato l’obiettivo di un’inflazione media e durevole vicina al 2 per cento, al netto del costo dell’energia. Tanto meno in Italia, dove i consumi ristagnano producendo una ripresa incompiuta. Una ricetta può essere quella di aumentare i salari, che soprattutto per le fasce medie sono spesso rimasti fermi in tutti gli anni della crisi, inducendo le famiglie a risparmiare anziché tornare a spendere nell’acquisto di beni sia voluttuari sia durevoli. In Germania la Ig Metall, maggior sindacato nazionale che rappresenta 4 milioni di dipendenti metallurgici, sta preparando la richiesta (dovrà essere approvata il 24 ottobre) di aumenti di stipendio medi del 6 per cento nel biennio 2018-2019, oltre a riduzioni di orario per categorie protette. Difficilmente gli industriali accetteranno a livello nazionale (la Ig Metall ha già ottenuto aumenti minori nel 2016 e 2017), ma la piena produzione e l’assenza o quasi di disoccupazione possono facilitare la concessione di aumenti.
Quanto all’Italia, Carlo Cottarelli, già commissario alla Spending review, poi tornato al Fondo monetario internazionale dove tra poco esaurirà il proprio mandato per trasferirsi a Milano al nuovo Osservatorio sul settore pubblico, cita un capitolo dell’ultimo Outlook del Fmi dedicato appunto alla questione salariale. “Un aumento degli stipendi nella classe media ridurrebbe gli squilibri del reddito e l’indebitamento delle famiglie, nonché lo spostamento delle risorse verso il capitale, tipico della globalizzazione tecnologica”. In verità le aziende meglio gestite – vedi la Fiat-Chrysler – stanno già pagando buoni bonus di produttività; ma è nella retorica comune che continua a prevalere l’idea che si debba intervenire in chiave assistenziale. Oppure aiutando i pensionati, che la crisi ha colpito meno. Ma è la classe media quella che manda avanti l’economia dei paesi. “E’ un problema fondamentale – dice Cottarelli – se non vogliamo una riduzione perenne della domanda di beni di consumo”. Certo, fa più etico dire che si interviene contro povertà e disagio. Ma a quando il ritorno alla ragione a cominciare dal taglio, fermo alle promesse, delle tasse?