Autostrada per l'Europa
Un test per l’europeismo (spagnolo) dalla fusione Atlantia-Abertis
La Commissione europea e l’Antitrust cilena hanno dato il via libera all’acquisizione da parte di Atlantia, socio di controllo di Autostrade per l’Italia, dell’omologa spagnola Abertis Infraestructuras. Se l’operazione avrà esito positivo Atlantia sarà presente in 19 paesi con 14 mila km di autostrade e ramificherà i suoi interessi. I proprietari Benetton allenteranno la presa sulla holding: hanno messo in vendita la quota nel gestore degli aeroporti di Venezia e Treviso (Save) e il 15 per cento di Autostrade per finanziare operazioni di acquisizione. La logica della famiglia veneta, che in cinquant’anni ha esteso gli affari dall’abbigliamento alle infrastrutture, è la stessa di Del Vecchio per Luxottica e degli Agnelli per Fiat: diventare globali e affidarsi ai manager per assicurarsi la sopravvivenza. L’Opas (Offerta pubblica di acquisto e scambio) sulla totalità delle azioni di Abertis, la maggiore operazione di concentrazione in corso nel settore, farebbe di Atlantia il principale gestore di autostrade al mondo.
In Francia, Germania, Portogallo, ovviamente Spagna e Italia, e – grazie alle concessioni e alle acquisizioni di Abertis – in America latina (Brasile, Argentina, Colombia, Cile, con potenziale espansione in Messico) e in Asia (una piccola presenza in India può servire da trampolino nel continente in rapida crescita). E’ fattore di incertezza la possibile contro-offerta per Abertis del costruttore spagnolo Acs, attraverso la controllata tedesca Hochtief. Secondo gli analisti Equita, la proposta è meno interessante rispetto a quella di Atlantia. Il premier spagnolo Mariano Rajoy sollecitò una reazione inizialmente. Resta da vedere se Madrid intende ancora resistere in contrasto con l’intenzione franco-tedesca-italiana di elevare i big europei a colossi mondiali.