L'intraprendenza non fa deficit
Ci si poteva aspettare di più che una manovra finanziaria di contenimento
Una manovra di contenimento causa obblighi europei, sul “sentiero stretto” predicato da Pier Carlo Padoan, o la riesumazione del “cacciavite” di Enrico Letta? La legge di Bilancio approvata dal governo somiglia più alla seconda cosa, anche se non ha ceduto alle richieste gauchiste su pensionamenti anticipati e ticket sanitari. Né, con 20 miliardi a disposizione per quattro quinti assorbiti dalla solita sterilizzazione dell’Iva, pegno fino al 2020 per non aver ridotto la spesa pubblica, si potevano immaginare vere misure pro crescita e per i giovani. Ma davvero il nuovo bonus per giardini e terrazzi è ciò che serviva a stimolare il pil e il lavoro? Serve per rilanciare l’edilizia, settore che manca ancora nel bouquet della ripresa nazionale? Non scherziamo. E i 2,7 miliardi in tre anni per inclusione sociale che vie prenderanno?
Mancano scosse vere, che si sarebbero finanziate da sole. E di esempi ce ne sono: un piano “macroniano” di investimenti con lo stato nel solo ruolo di regolatore e disboscatore di vincoli burocratici; l’abolizione di leggi e regolamenti che permetta di abbattere edifici vecchi, degradati e insicuri e ricostruire con criteri moderni e, perché no, accattivanti; l’obbligo di destinare ogni euro di recupero dell’evasione (bancomat compresi) a ridurre le aliquote Irpef. E quanto alla scuola, risorse indirizzate alla didattica e formazione e non alle continue imbarcate di precari e supplenti. Di certo non si trattava di chiedere la luna ma di tentare di offrire uno slancio anche in condizioni, comprensibili, di costrizione della spesa pubblica. L’intraprendenza è il capitale che manca.