Consumatori ottimisti (pure loro)
Sale l’indice di fiducia in Italia. Che non sarà il paese migliore, ma migliora
Ottimisti, evidentemente, noi del Foglio lo siamo davvero. Per qualcuno persino a prescindere. E sia pure. Ma ciò che ormai risulta sempre più innegabile, a voler leggere in maniera onesta la realtà dei fatti, è che non siamo i soli a esserlo. E’ notizia di ieri: a ottobre l’indice di fiducia dei consumatori italiani è aumentato per il quinto mese consecutivo, passando da 115,6 a 116,1; e contestualmente è salito di un punto percentuale (da 108,1 a 109,1) anche l’indice composito del clima di fiducia delle imprese, che torna sui livelli del giugno 2007. I dati li fornisce l’Istat, che negli anni davvero bui della crisi non ha certo spacciato metadone. Per cui, delle due l’una: o anche i ricercatori di Via Balbo si sono convertiti al credo fogliante, magari di ritorno dalla nostra Festa di Firenze, o forse è proprio vero che l’Italia si sta rimettendo in moto, e da tempo. Poi certo: si potrà dire – come infatti qualcuno già dice, secondo copione – che non tutto va bene, che c’è ancora molto da fare, che il trionfalismo è fuori luogo. Ci si potrà perfino accanire sul dossier dell’Istat fino ad andare a pescare quel dato relativo al settore delle costruzioni, l’unico per il quale l’indice di fiducia è sceso a ottobre (da 132,1 a 130,3: rimanendo, peraltro, in linea con le rilevazioni di fine 2007). Non è il migliore dei mondi possibili, ovvio, quest’Italia. Nel resto d’Europa c’è chi fa meglio, e va bene. E però tutti i principali rilevatori dicono che il clima è positivo. Forse si potrebbe, non diciamo esultare, ma quantomeno smettere di pensare che quelli strani siamo noi che lo notiamo. Mai come oggi essere ottimisti significa semplicemente una cosa: essere realisti.