L'Ilva e l'Uomo Ragno pugliese
Emiliano vuole i superpoteri, ma dimentica le responsabilità che ne derivano
Usando una formula nota si può dire che “da una grande autonomia derivano grandi responsabilità”. Ma Michele Emiliano, che dopo i referendum di Lombardia e Veneto rivendica maggiore autonomia per la Puglia, sembra aver dimenticato la saggezza dell’Uomo Ragno. Vuole più poteri, ma di fronte alle questioni più delicate scarica le responsabilità sugli altri, non senza aver denunciare l’inazione di questa o quell’altra istituzione. E’ già accaduto con l’epidemia della Xylella, che sta distruggendo l’olivicoltura pugliese: appena è scattata l’avventata inchiesta della procura di Lecce che ha bloccato il piano di emergenza del governo, Emiliano si è affidato ai metodi e ai tempi della magistratura. Nel frattempo il patogeno ha continuato indisturbato la sua avanzata. Qualcosa di simile sta accadendo per la vicenda giudiziaria-industriale dell’Ilva.
Emiliano prima ha deciso di impugnare il decreto del governo per l’autorizzazione ambientale per l’impianto siderurgico e denunciato l’arroganza del governo, poi quando il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda l’ha convocato per definire un tavolo istituzionale sull’Ilva, il tavolo è saltato. Il Mise dice che Emiliano e il sindaco di Taranto hanno rifiutato il tavolo, loro dicono che è stato il Mise a tenerli fuori. Calenda ha definito l’incontro “surreale”. Emiliano vuole partecipare al tavolo sindacale, quello tra azienda e lavoratori, ma sarebbe qualcosa di inedito, che peraltro implicherebbe la presenza di altri 4 governatori e 30 sindaci. Di fronte a questa impossibilità Emiliano rifiuta di partecipare pure al tavolo istituzionale, anche se allargato all’azienda. In ballo c’è un investimento da 2,4 miliardi. Se dovesse saltare, per arrampicarsi sugli specchi serviranno davvero i poteri dell’Uomo Ragno.