Una trappola imprevista
Il rinnovo di Visco sta stressando le capacità di difesa di Banca d’Italia
Per la Banca d’Italia la commissione bicamerale di inchiesta sulla crisi del credito si sta rivelando più problematica di quanto prevedibile prima del rinnovo del mandato di governatore per Ignazio Visco avvenuto la settimana scorsa. Alla prima giornata di vero confronto in commissione, giovedì, in cui sono stati sentiti per otto ore complessive Angelo Apponi, direttore generale di Consob, e Carmelo Barbagallo, responsabile della Vigilanza di Banca d’Italia, sono emersi elementi che indicano l’inadeguatezza delle pratiche di controllo. Certo ci sono dei limiti nella capacità delle Autorità di esercitare una Vigilanza aggressiva come ha detto Visco mercoledì alla sua prima uscita pubblica dopo il rinnovo per altri sei anni (“non possono fare ricorso ai poteri che la legge riserva all’autorità giudiziaria e alle forze di polizia”). Ma sono anche emerse gravi lacune nella condivisione di informazioni tra l’Autorità che vigila sulla Borsa e quella che lo fa sul settore bancario, peraltro in piena crisi finanziaria quando la collaborazione si presume massima.
Consob dice appunto di non essere stata informata dal 2001 al 2013 da Banca d’Italia sulle irregolarità nella vendita di azioni a prezzi gonfiati ai risparmiatori di Veneto Banca. Al punto che ora la commissione d’inchiesta vorrebbe un confronto all’americana tra le due istituzioni. S’inserisce quindi il sospetto di mancanza di trasparenza tale da giustificare approfondimenti. A maggior ragione se si aggiunge che ieri Giovanni Schiavon, ex presidente del tribunale di Treviso, fondatore dell’Associazione azionisti di Veneto Banca, ha invitato la procura di Roma a valutare se nelle dichiarazioni di Barbagallo ci siano elementi sufficienti a motivare un’indagine giudiziaria per falsa testimonianza. In audizione Barbagallo ha negato che negli anni scorsi Banca d’Italia abbia fatto pressione per fondere Banca Etruria o Veneto Banca con Popolare di Vicenza, in qualità di istituto aggregante, nonostante fosse in cattiva salute.
E Schiavon dubita delle circostanze che riguardano Veneto Banca, di cui è stato vicepresidente per alcuni mesi nel 2016. Poteva succedere comunque, ma il rinnovo di Visco, o meglio la sua mancata sostituzione, invocata dal segretario del Pd Matteo Renzi in modo plateale, suscitando grandi polemiche, indebolisce la posizione difensiva di Banca d’Italia di fronte a montanti accuse.