Perché Leonardo va a "fondo"
La holding della Difesa precipita in Borsa, c’entrano i conti e le parole
Che Alessandro Profumo non ami la diplomazia è noto fin dagli anni di Unicredit. E l’espressione “toccare il fondo”, usata venerdì nella conference call con gli analisti dopo il taglio di “guidance” (prospettive) nel bilancio previsionale del gruppo Leonardo ha nutrito il “mercato Orso”. La formula usata ha avuto la sua parte nel crollo di Borsa – meno 21 per cento – della holding militare controllata dal Tesoro e fino a marzo capeggiata da Mauro Moretti. Avvicendamento traumatico deciso dal governo e che ha comportato a opera di Profumo il ricambio della prima linea di manager e la pulizia dei conti. A capo della finanza è appena andata Alessandra Genco, scalzando Gian Piero Cutillo dirottato a Varese alla divisione elicotteri. Ed è stata la nuova cfo a ripetere il termine “bottom”, intendendo “basso”, ma che per gli investitori suona appunto “fondo”. Il settore più in crisi è proprio quello degli elicotteri, con redditività in calo del 23 per cento: è l’area sulla quale Moretti aveva puntato con nuovi modelli. Ma neppure gli altri due business, aeronautica e difesa, possono dirsi tranquilli: utili in calo del 10 e del 18 per cento. Frutto anche dei tagli di commesse in Europa: il capo di stato maggiore francese Pierre de Villiers si è dimesso, mentre nel Regno Unito la Bae System annuncia 2.000 esuberi. Poi c’è la oramai pencolante alleanza con Boeing: dopo il taglio italiano dei caccia F-35, la casa americana ha contestato la qualità delle forniture per il super-jet civile B767, contenzioso che si sta risolvendo con sconti da parte di Leonardo. Profumo annuncerà il nuovo piano industriale nel 2018, prevedendo la ripresa “nel medio-lungo periodo”. Più il secondo aggettivo probabilmente.