L'equilibrismo di Mr Hammond
La Brexit costa, il cancelliere dello Scacchiere prova a dare poco a tutti
La Brexit è un gioco spietato, nel quale le cattive notizie si devono dare come se fossero buone, tanto più se come Philip Hammond si ha la reputazione della Cassandra guastafeste. E quindi il cancelliere dello Scacchiere ci ha messo una dose inedita di humour per annunciare che no, l’economia britannica non sta andando bene – dal 2 per cento per il 2017 si prevede una crescita dell’1,5 appena, destinata a scendere all’1,3 nel 2020 – e che per compensare l’uscita dalla Ue sono stati messi da parte 3 miliardi di sterline, più dei 2,8 miliardi destinati al Servizio sanitario nazionale. E anche il debito è ai massimi, all’86,5 per cento per quest’anno, ed è meglio mantenere anche un po’ di responsabilità fiscale, checché ne dica Jeremy Corbyn, mentre si cerca di proiettare l’economia verso il futuro, investendo un po’ in ricerca e sviluppo, 2,3 miliardi, un po’ nel rilancio delle zone depresse che hanno votato Brexit, un po’ nei programmi di apprendistato e di formazione con la benedizione dei sindacati per risvegliare quella parte della popolazione tagliata fuori dal mercato del lavoro e un po’ addirittura per i pub. Ce n’è – poco – per tutti, in questo esercizio di equilibrismo che deve salvare una carriera, quella dello stesso Hammond, e un governo, quello esangue della May, stretti tra l’irrealismo dei brexiters e quello dei laburisti che vorrebbero sedare tutto a colpi di spesa in un momento in cui il paese sta arrivando a grandi falcate alla resa dei conti che cerca di evitare dal 23 giugno 2016. Nessuno è contento di questo budget impossibile, ma neppure troppo scontento. Il concetto di “futuro luminoso” è stato detto, l’importante ora è crederci.